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EMPYRICA |
Infinito |
autoprod. |
2012 |
SPA |
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Pare che il prog metal faccia parecchia presa in terra iberica… Sarà per le dinamiche, per le enfasi di certe partiture musicali, ma il genere in questione sembra riscuotere sempre più consensi nell’area geografica sopra citata. Di contro, gli schemi stessi, che ormai sono più o meno sempre uguali, appaiono “rinfrescati” e vivacizzati da una lingua parecchio musicale che si snoda lungo delle battute maggiormente frizzanti. I castigliani Empyrica, pur non essendo certo la nuova grande sorpresa che rinfrancherà l’intero stile, con il loro secondo album mettono in risalto diversi elementi di interesse, che meritano di essere analizzati. Partiti nel 2002 come band di heavy metal e vincitori di diversi riconoscimenti, i musicisti coinvolti hanno man mano inserito (a detta loro) un numero sempre maggiore di influenze progressive. A ciò bisogna aggiungere la presenza di una vocalist, Nieves Chivite, che sostituisce i sempre più inflazionati front-men. Si aggiunga, poi, che per questo “Infinito” (rappresentato in grafica col simbolo dell’otto coricato) si è voluto creare un concept sul tema trasfigurato della nave Argo, che con degli argonauti del futuro parte per un viaggio in cui ci si imbatte in particolari apparizioni, come quelle di una strana piramide… I cinque, raffigurati all’interno di contenitori che sembrerebbero dei mouse per computer, partono con la title-track, suddivisa in un’overture d’atmosfera e poi nel brano vero e proprio, in cui forse la Chivite si esprime al meglio, in un pezzo tra vecchi Queensryche e Symphony X, ripetendosi più in là su “Gehena 29 A”. Diciamo che col passare dell’album, però, pur continuando a cantare bene, l’impostazione a volte diventa più scontata, con intonazioni a la “Paola e Chiara” (un problema che comunque tocca parecchi gruppi di prog metal molto melodico che presentano cantanti di sesso femminile, come già evidenziato in altre recensioni). Ma bisogna sottolineare che tutte le canzoni sono da ascoltare per bene, in quanto le soluzioni strumentali denotano parecchia fantasia, grazie in primis al basso di José López e alle tastiere (soprattutto quando vira sul pianoforte) di Jesús Álvarez. Il chitarrista Javier López, che all’inizio appare decisamente timido, tira fuori le unghie a partire dalla metà dell’opera, da “Zero” in poi diciamo, dando un contributo sostanziale non solo con i controtempi ma anche in fase solista, come emerge in “Analitica” o nella lunga finale “Qwerty”. Dignitosa la prova del batterista Ulises Dietta. È notizia recente che proprio Álvarez abbia lasciato gli Empyrica per dedicarsi a dei progetti solisti. Il gruppo ha comunque già trovato un sostituto. Per concludere, nulla di eccezionale questo “Infinito”, comunque divertente nelle soluzioni strettamente strumentali, prodotto benino (per intenderci, i suoni sono simili a quelli del primo dei nostrani Empty Tremor) e simpatico con questo suo alone di fantasiosa tecnologia.
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Michele Merenda
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