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ELORA Crash Progressive Promotion Records 2013 FRA

Sestetto a due voci quello dei marsigliesi Elora, composto dai cantanti Anastasia Moussali e Damien Dahan, Jean-Vincent Filippini (basso), Lionel Gicacobbé (chitarra), Patrice Cannone (tastiere) e Julien Beaumont. Il gruppo è attivo dal 2004 (curiosità: condivide sia l’anno di nascita che il nome con la figlia di Filippini), ma solo nel 2013, dopo diversi concerti ed un EP, arriva il debutto su lunga distanza, con le dieci tracce e i cinquantotto minuti di “Crash”.
L’opener “Se taire” ci comincia a far conoscere la band, con un crescendo che sembra ripercorrere voli floydiani uniti alla tradizionale teatralità prog francese (Ange, Mona Lisa, Versailles, ma in realtà senza estremismi). Fa subito un piacevole effetto l’uso combinato delle due voci, maschile e femminile, impegnate nella propria lingua, e si delineano un po’ quelle caratteristiche che verranno nuovamente a galla durante l’ascolto: la capacità di creare atmosfere e intriganti, un po’ oniriche, prontamente controbilanciati da slanci più energici, con ritmi più spediti e chitarra più dura. E in effetti è proprio la sei corde ad andare spesso in primo piano, con un Giacobbé ispirato in grado di cimentarsi in solos convincenti o in sfuriate mai eccessive, mentre le tastiere svolgono un ruolo maggiormente di rifinitura. I momenti migliori (citiamo “Ici encore”, le due parti di “L’espoir”, “En paix” e la conclusiva title-track) si possono inquadrare in quelle composizioni un po’ più lunghe e articolate, nelle quali, come accennato, si denotano non pochi rimandi ai gruppi più classici del rock sinfonico transalpino, ai quali sembra poi aggiungersi un “trattamento Steven Wilson”, con ricerca di modernizzazione del sound e conseguente pulizia sonora, melodie sognanti, digressioni che avvicinano anche a certi percorsi seguiti dagli olandesi The Gathering e cenni color Cremisi. L’unica eccezione la troviamo nel brano “Elle espère”, più diretta, grintosa al punto giusto e abbastanza orecchiabile.
Concludendo, un lavoro apprezzabile, soprattutto nel tentativo di avvicinare fonti di ispirazione degli anni ’70 a sonorità più attuali. Nulla di realmente memorabile, ma mi sento di dare a “Crash” un 7 pieno e di consigliare il CD a chi segue sempre con interesse il prog francese.



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Peppe Di Spirito

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