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ECLIPSE SOL-AIR |
Schizophilia |
Artists Station Records |
2013 |
GER/FRA |
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Prodotto da Frank Bornemann degli Eloy, “Schizophilia” è il secondo album di questa band franco-tedesca, la cui doppia nazionalità viene messa in evidenza dal fatto che sono utilizzate entrambe le lingue, oltre all’inglese. La presenza di violino (Agatha Sörgel), flauto e voce femminile (Mireille Vicogne) fanno subito pensare a qualcosa di romantico ed elegiaco ed in effetti la traccia di apertura sembra proprio così. “Once Upon a Time”, che introduce questo concept album dedicato alle varie fasi della vita, è decisamente romantica e presenta qualche assonanza proprio con gli Eloy ma anche con i Magenta ed i Mostly Autumn. Violino e flauto, assieme al pianoforte, conferiscono al brano una grazia particolare, forse disturbata un tantino da una sezione ritmica un po’ schematica, di stampo teutonico oserei dire, che sembra mettere tutti in riga. Arriva poi, già dalla successiva “Destiny of Freedom”, la voce del tastierista Philippe Matic-Arnauld des Lions e tutta la poesia va a farsi friggere. La sua performance non è brutta ma di sicuro appare molto meno aggraziata di quella della collega. Anche dal punto di vista musicale non è sempre rose e fiori: il gruppo utilizza vari stili ed i punti più energici, dominati dal binomio pulsante del basso e della batteria, non sono niente di che. Capita in queste occasione che gli arrangiamenti diventino piuttosto spogli ed il cantato, gestito a volte da entrambe le voci, seppure teatrale, non riesce secondo me a rendere interessanti gli spartiti. Un esempio concreto può essere rappresentato dalla centrale “Asylum”, cantata sia in inglese che in tedesco, che giudico piuttosto banale e schematica, col suo cantato a tratti grottesco, coretti alla Blind Guardian e quasi del tutto priva di orchestrazioni. “Watch Over You”, dedicata alla ragazza che ha dipinto la copertina dell’esordio, rimasta vittima di un incidente stradale, va un po’ meglio con il gradito ritorno del flauto e un violino che riscopre una gradevole veste romantica ma in agguato c’è sempre la sezione ritmica teutonica che quando tace e non segna il passo rende un bellissimo servizio al pezzo. Un po’ Nightwish è il sapore della title track con le sue ombre gotiche e la notturna voce di Mireille mentre la conclusiva “Final Time” almeno a tratti sembra quasi disco-dance… ma per fortuna l’impressione sgradevole non dura poi troppo… ma se si vuole far passare certe cadute di stile per eclettismo direi che non ci siamo. Tirando le somme diciamo che qui dentro si nascondono cose interessanti e la veste è quella di una band tedesca solida e a tratti monotona, ingentilita da una ventata di poesia tutta francese. Non sempre questo matrimonio è felice, anche se a livello generale l’album si assesta su livelli quanto meno di sufficienza. Premio in sostanza le idee ma la loro messa in atto non appare ovunque all’altezza delle aspettative. Sarei felice se il gruppo in futuro riuscisse ad osare di più e a sviluppare meglio le sue buone intuizioni ma per adesso non mi ritengo pienamente soddisfatta.
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Jessica Attene
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