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EMPIRICAL TIME |
Songs, poems and a lady |
Ma.Ra.Cash |
2013 |
ITA |
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Continua il buon momento del progressive italiano non solo con gruppi ormai “famosi” (gli importanti e recenti album della Maschera Di Cera, della Coscienza Di Zeno, dei Pandora, del Tempio Delle Clessidre), ma anche e soprattutto con le nuovissime leve. I promettenti esordi di Oxhuitza, degli Ingranaggi Della Valle, degli Unreal City (tutte band composte da giovanissimi) se non indicano un ricambio generazionale, mostrano una certa vitalità che non può che giovare al genere. Alla lista possiamo senza dubbio aggiungere anche i patavini Empirical Time ed il loro “Songs, poems and a lady”. Nata nel 2011 da un'idea del tastierista Riccardo Scarparo e del bassista Andrea Baggio, oggi la band è composta anche dai chitarristi Giovanni Croatto e Federico Galleani e dal batterista Robert Jameson. L'obiettivo per nulla celato: riscoprire il progressive delle origini ed adattarlo alle dinamiche di oggi, adottando, in primis, una strumentazione interamente analogica che possa meglio far risaltare il sound del gruppo. Per “Songs, poems...” (che segue un EP edito pochi mesi dopo la nascita della band) sono stati registrati 11 brani per circa un'ora di musica, parole ed emozioni. Come già per altre formazioni (si pensi al recente album di Sarastro Blake) in alcuni brani (per la precisione per i primi 5) vengono utilizzate poesie (nello specifico quelle del poeta romantico William Wordsworth) che vengono poi “colorate” dalla musica degli Empirical Time. Ecco quindi in rapida successione “A slumber did my spirit seal” (con le sonorità “liquide” floydiane, un certo mood alla EL&P ed i Genesis di “Nursery cryme” frullati assieme); “Strange fits of passion (dall'atmosfera sospesa, da una fase “free” ed ancora arpeggi/assoli genesisiani sul finale). Ancora momenti floydiani e sognanti in “ She dwelt among the untrodden ways”, ma con il fantasma di Banks e soci che aleggia imperterrito. Non distante dal new prog inglese è “Three years she grew in sun and shower”, che comunque nei suoi 9 minuti spazia anche nella psichedelia, nel rock più graffiante e (indovinate un po'?) nei Genesis post Gabriel (ma con Hackett ancora saldo in sella). Prevalentemente acustica e delicatissima “I travelled among unknown man” con “finalino” space... I ragazzi hanno studiato ed anche bene e molte sono le idee presenti nelle 11 composizioni, tanto che l'impressione che ne scaturisce è che tanta “esuberanza” andrebbe incanalata meglio. Malgrado ciò pare proprio di essere di fronte ad una band con qualità sopra la media. Chiari e precisi i riferimenti storici (ci aggiungerei anche un pizzico del cosiddetto “post rock”) sviluppati con buona personalità ed una attitudine “internazionale” che li avvicina ad esperienze per qualche verso simili come i Former Life o i Raven Sad. Esordio nel complesso molto apprezzabile.
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Valentino Butti
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