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ALAIN ECKERT QUARTET |
Alain Eckert Quartet |
Alain Eckert and Eric Faes |
1981 (Soleil Mutant 2013) |
FRA |
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Alain Eckert non è esattamente quello che può essere definito un “nome noto”. Probabilmente solo chi ha approfondito con attenzione la scena del rock d’avanguardia francese a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 sa bene di chi stiamo parlando. Eppure si tratta di un personaggio che vanta una carriera di tutto rispetto e che spesso ha incrociato nomi fondamentali del prog e del jazz-rock. Chitarrista autodidatta, entra a far parte degli Art Zoyd nel 1976, a venti anni, ma già dopo l’esordio lascia la band e si butta a capofitto nel giro del jazz francese suonando con costanza al club L’Ouest de la Grosne di Jacky Barbier a Bresse-sur-Grosne, meta spesso di artisti importanti e luogo dove si organizzano jam sessions continuamente. L’incontro con la pianista diciottenne Patricia Dallio segna l’inizio di un forte legame personale che si estende anche alla musica. Dopo aver “rischiato” di entrare nei National Health (in seguito all’abbandono di Dave Stewart) Eckert ritorna per un anno negli Art Zoyd insieme alla Dallio. Intanto crescono i contatti: i due collaborano con Jacques Thollot e fanno la conoscenza del batterista-sassofonista Serge Bringolf, che con i suoi Strave ed alcuni dischi è stato molto apprezzato dagli appassionati di jazz-rock. Ed è proprio insieme a quest’ultimo che la coppia Eckert-Dallio mette le basi per formare un quartetto (completato dal bassista Alain Lecointe) ed incidere un album. Nel gennaio 1981 l’omonimo esordio dell’Alain Eckert Quartet viene così registrato e nei mesi successivi arriva anche la pubblicazione. Si tratta di un interessantissimo lavoro strumentale, ricco di idee derivanti dalle precedenti esperienze dei musicisti. Alla base c’è un jazz-rock progressivo agile e ben suonato, con la sei corde in primo piano, ma è possibile avvertire in continuazione anche una parte degli insegnamenti e delle eredità lasciati dagli Art Zoyd, nonché legami con un certo tipo di musica “colta”. La sezione ritmica tende sempre a spingere il gruppo verso lidi jazzistici, ma il talento e la voglia di Eckert di superare le barriere spinge talvolta in altri territori. Così, se in un brano come “First” è possibile intravedere qualche similitudini con certo zeuhl fortemente legato al jazz, si rivela di fondamentale importanza la presenza della Dallio, che al pianoforte mostra una vena classicheggiante, evidenziando un’intraprendenza che aiuta il gruppo ad avvicinarsi spesso e volentieri, pur senza addentrarsi pienamente, verso sonorità tendenti al R.I.O. Su questo indirizzo possiamo ascoltare “Valse et suite” e “Galère à Venise”, ma particolarmente emblematica risulta la penultima composizione dell’album originale, intitolata “Duo”, con oltre sette minuti in cui la pianista ed il chitarrista, tra avanguardia e improvvisazione, si esibiscono in un duetto entusiasmante e carico di tensione. Incantevole anche il bozzetto acustico “Bonjour Jacky”. Due incandescenti bonus tracks, registrate dal vivo al L’Ouest de la Grosne impreziosiscono questa ristampa. Si tratta di “Dense”, un vigoroso brano firmato da Alain Lecointe e che spinge verso sentieri cari alla Mahavishnu Orchestra, e della lunga cavalcata “A l’Ouest”, diciannove minuti per una jam torrenziale, travolgente e che mostra alla perfezione l’affiatamento tra i musicisti. Possiamo concludere solo dicendo che era ora che questo splendido disco venisse ristampato!
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Peppe Di Spirito
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