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ELEPHANTS OF SCOTLAND Execute and breathe autoprod. 2014 USA

Incuriosito più dallo strano monicker che non dalle recensioni del loro primo album “Home away from home, eccoci alle prese con il secondo lavoro degli statunitensi Elephants of Scotland, “Execute and breathe”. La conferma della line-up già presente nell'esordio che vedeva Dan MacDonald al basso (ed alla voce), Ornan McLean alla batteria, Adam Rabin ai synth (oltre che voce in qualche brano) e John Whyte alle chitarre (e voce), dovrebbe garantire un certo amalgama della formazione, una maggiore “confiance” in sede di registrazione in studio ed attenuare le ingenuità e difficoltà di “Home away from home”. Ai 4 musicisti si aggiunge Greg Stillman che collabora alla stesura delle liriche. Una certa familiarità con il new prog inglese lo ravvisiamo subito con la scattante “A different machine” dal ritmo serrato, con una chitarra incisiva, abbellimenti di tastiere ed un refrain simpatico. Di buon impatto anche “The other room” (cantata da Rabin) dalla sicura influenza IQ (non lontanissima, a tratti, la voce di Rabin da quella di Nicholls) col solito azzeccato ritornello.“Amber waves” è la vetta compositiva dell'album. La voce malinconica, le delicate melodie, un accento più rock nella seconda parte, il delizioso finale con voce e chitarra acustica e la ripresa melodica iniziale. Proprio bella e persino radiofonica non fosse per la durata che supera gli 8 minuti. “TFAY” ha una ritmica vivace (anche nella voce del singer, questa volta John Whyte) che ricorda anche i Rush. “Endless part 1” si muove su sonorità dilatate ed appena più dure nel finale. Il suo naturale seguito “Endless part 2” inizia in modo sinuoso con la chitarra acustica protagonista con il canto delicato di MacDonald e qualche coro a colorare il tutto. Poi la miccia si accende ed il ritmo cresce con assoli sparsi qua e là. Il brano lascia in definitiva però un po' a desiderare non andando oltre un'aura di prevedibile normalità. Scivola via senza troppi sussulti anche “Mousetrap” con riff secchi, una certa dinamicità ma anche con qualche affanno melodico.“Execute and breathe” va quindi in calando dopo il promettente e buon inizio (i primi 4 brani sono decisamente di livello): ottime idee (anche se certo non nuove), qualche divagazione pop, qualche caduta di tono ma complessivamente si tratta di un album gradevole all'ascolto e che, ci auguriamo, possa rappresentare un bel punto di partenza per le produzioni future



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Valentino Butti

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