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EYESBERG Masquerade Progressive Promotion Records 2016 GER

A due anni dal discreto esordio di “Blue” ecco riproporsi gli anglo-tedeschi Eyesberg con il nuovo lavoro dal titolo “Masquerade”. Il primo album si caratterizzava per la scelta di brani piuttosto brevi, frizzanti, molto dinamici ed orgogliosamente new-prog. Il come-back, che non discosta molto dal sound del precedente, presenta anch’esso 6 pezzi di durata limitata (dai 4 ai 6 minuti) ma si chiude con una suite di quasi 18 minuti, ovviamente la composizione più ambiziosa fin qui elaborata da Georg Alfter (chitarre e basso), Norbert Podien (tastiere) e Malcolm Shuttleworth (voce), con l’aggiunta di Jimmy Keegan (Spock’s Beard) alla batteria. “Joke on you” è il vitaminico brano d’apertura, con Hammond e chitarra elettrica che imperversano e con un piacevole refrain radio-friendly. Piacevole la successiva “Come and take a look at my wife”, dai sentori melodici genesisiani (senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione della band), ma che manca di quel guizzo che la migliorerebbe. Sugli stessi binari si muove “Faceless” che, senza entusiasmare, ha comunque un bel “guitar-solo”, che prelude ad un dolce inserto di flauto ed ad uno spigliato frammento strumentale, mentre il refrain è piuttosto anonimo. Poco efficace “Here and now”, decisamente stereotipata e monocorde. Molto meglio lo strumentale “Storm flood”, dinamico e graffiante quando necessario. “Steal your thunder” segue il trend dei brani precedenti: suono cristallino, qualche lampo sinfonico ma… ma manca sempre quel quid… Se qualche ombra alla voce “ispirazione” era apparsa sin qui evidente, la lunga suite offre invece qualche sprazzo di luce e “Wait and see” (questo il titolo del brano) risulta di gran lunga il componimento migliore dell’intera raccolta. Ricco di variopinte sfaccettature, ora più calmo e malinconico, ora più heavy ed impetuoso, con una spiccata vena sinfonica e delle discrete melodie, presenta dei bei “ricami” di flauto che aggiungono colore al tessuto sonoro. Niente di nuovo o clamoroso, ma un brano che scorre fluido e grazioso lungo tutto il suo lungo percorso, malgrado il suo NON “costante cambiamento”. “Masquerade” ricalca, grosso modo, pregi e difetti di “Blue” ed è quindi consigliato agli amanti del new prog, per un ascolto leggero e spensierato, anche se la suite parrebbe proporre ulteriori sviluppi che, speriamo, potranno essere meglio messi a fuoco con il prossimo album.



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Valentino Butti

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