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EYE 2 EYE |
Nowhere highway |
Progressive Promotion Records |
2020 |
FRA |
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I transalpini continuano il concept cominciato tre anni prima all’interno del precedente “The light bearer”, esattamente col brano “Ghosts (part 1)”. Giunti al quinto album, i fondatori Didier Pegues (batteria) e Philippe Benabes (tastiere) continuano sull’onda del neo-prog che li ha contraddistinti fin dagli esordi, con quegli spunti sinfonici analoghi a quelli di altri connazionali tipo i Mona Lisa o i Pulsar. Dietro il microfono stavolta c’è Jack Daly, già vocalist nel secondo “After all…” (2009), mentre Michel Cerroni – cantante sul precedente album – qui si dedica alla parte del narratore e ai cori assieme a Claudine Istria. Si parte quindi direttamente dal secondo “fantasma” (ghost), come detto prosecuzione del brano pubblicato nel 2017, ed essendo tutto il lavoro incentrato su questo artista che per l’appunto deve combattere con i propri spettri, ogni traccia è contrassegnata tra parentesi dai vari “Ghosts - part 2”, “Ghosts part - 3”, ecc… Fantasmi si diceva, cioè quelli di chi ha perso l’ispirazione e affoga nell’alcol, consumando una bottiglia di whisky dopo l’altra fino a finire in coma, entrando così in quella strada che non esiste riportata nel titolo, ritrovandosi nel nulla. Il non-luogo dove emergono gli spiriti maligni interiori che si scontrano con la Musa (almeno apparentemente) perduta, quello scontro dialettico di positivo e negativo che comunque stimola la creatività artistica. La band è sempre stata molto propensa ad inserire gli strumenti ad arco per impreziosire le proprie composizioni ed infatti il violino dell’ospite Marie Pascale Vironneau adempie perfettamente al compito prefissato, assieme poi a Thierry Lalet che suona il feadog (strumento a fiato irlandese). E forse l’inizio di “Behind the Veil (Ghosts - part 2)” risulta tra i momenti più evocativi dell’intero lavoro, proprio grazie all’approccio degli strumenti di cui sopra assieme a quello del pianoforte. Le parti più lente suonano senza dubbio maggiormente limpide, mentre quando i ritmi si fanno concitati le timbriche sono assolutamente impastate e peccano di scarsa profondità. Magari è un effetto voluto, per sottolineare determinati stati psichici, resta il fatto che ci sono dei passaggi in cui le tastiere e la chitarra solista si ergono stentoree su tutto il resto. Dopo “The Hidden Muse (Ghosts part – 3)”, contraddistinta da una brutta batteria elettronica - come accompagnamento di un incedere doloroso - e poi da un turbinare degli strumenti solisti, comincia la suite di quasi diciassette minuti intitolata “The Choice (Ghosts part - 4”), suddivisa in sei movimenti. Attenzione, perché sul booklet è indicata come il brano numero tre, nella realtà è scomposta a sua volta in sei pezzi. Anche qui si conferma un’attitudine migliore nelle parti più lente, contraddistinte da una certa melodia, in alcuni passaggi addirittura floydiana… “Moons ago (Ghosts - part 5)” ha ancora un andamento melodico, penalizzato però da dei suoni davvero soffocati, soprattutto quello della batteria, in contrasto con i decisamente più sgargianti passaggi solisti di chitarra e a volte anche di tastiera, oltre a quelli sporadici di violino. Chiudono i lunghi venti minuti di “Nowhere Highway (Ghosts - part 6)”, title-track divisa in sette movimenti. Qui risultano sicuramente più riuscite le parti strettamente strumentali, mentre al momento di passare alle parti cantate è come se l’accompagnamento musicale diventasse sfiatato, senza alcun mordente. Risulta sicuramente riuscito il terzo movimento affidato ai vocalizzi femminili e poi l’ultima parte, lasciata al commento della chitarra. Per il resto, materiale che risulta già essere abbondantemente sentito tra le band del settore, soprattutto in ambito britannico. Questo, alla fine, è davvero il commento che può riassumere l’ultima uscita della band francese. In definitiva, chi in questi anni ha continuato ad apprezzare i capisaldi neo-prog (o new-prog che dir si voglia) che si sono affermati Oltremanica, molto probabilmente ascolterà con piacere anche questo dignitoso lavoro. Tutti gli altri, non cambieranno certo idea al riguardo.
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Michele Merenda
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