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EX VITAE |
Mandarine |
autoprod. |
1978 (Replica Records 2021) |
FRA |
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La Replica Records riporta finalmente alla luce questo album molto oscuro e raro nella sua versione originale, uscito sul finire degli anni Settanta come autoproduzione (numero di catalogo EV 01). Un’edizione su CD, del tutto priva di note biografiche, comparve sul mercato soltanto nel 2018 a cura della Musea. Ed è così che per lungo tempo questa musica di gran pregio è rimasta ignorata da molti, pur nella validità della sua proposta. Degli Ex Vitae sappiamo poco: il gruppo di Limoges era guidato dal chitarrista Jean-Michel Philippe, compositore autodidatta fin dagli anni Settanta, devoto al Jazz Rock, e dal tastierista René-Marc Bini, compositore di colonne sonore, che ogni fine settimana percorreva, con la sua piccola Autobianchi, 335 Km di strada di montagna per unirsi al gruppo, portandosi dietro gli strumenti musicali. Completano la formazione il sassofonista Jean-Loup Marlaud (sax alto, tenore e soprano, clarinetto basso e flauto), attivo all’epoca in un ensemble jazz rock chiamato Amir che pubblicò un omonimo album nel 1982, il percussionista Marc Millon (batteria e vibrafono), il bassista Jean Lars, il chitarrista Jacques Lars ed il violinista Alain Labarsouque. Gli Ex Vitae definiscono la propria musica “free-jazz-rock-de chambre” e direi che quest’etichetta ben si adatta ai 4 lunghi brani che compongono il loro unico album. Le esperienze compositive in ambito jazz e nella musica da film che contraddistinguono le carriere dei due leader convergono efficacemente in un’opera complessa ma allo stesso tempo pittorica. La componente “free” in realtà non è mai esasperata e si traduce in un movimentato piglio avanguardistico che anima le armonie senza falciare troppo le note e senza destrutturare i paesaggi sonori. La componente cameristica invece è abbastanza rigogliosa così da arricchire la tavolozza sonora di questo album intrigante e molto sfaccettato. Ed è così che talvolta mi tornano alla mente le frizzanti ed irriverenti soluzioni dei Ma Banlieue Flasque, stemperate in un contesto creativo più strutturato e sinfonico, con riferimenti a Moving Gelatine Plates e Mahjun, come avviene ad esempio in “Saxophonie”, una stravagante sinfonia avanguardistica di oltre 15 minuti dove i fiati di Jean-Loup Marlaud possono scorrazzare indisturbati seguendo pendenze musicali spesso ardite. Talvolta sono le colorazioni cameristiche a prevalere, come possiamo subito percepire approcciando la lunga traccia di 10 minuti che apre il lato B, “Gavarnie”. I fiati, le note sottili della chitarra ed un basso profondo e ben in evidenza intessono una scintillante e mobile ragnatela di suoni che dà vita a melodie distese e sognanti. Questi disegni fragili vengono di tanto in tanto turbati da guizzi avanguardistici senza che venga meno la visione di insieme di un brano intricato e ben disegnato. Il finale, che sopraggiunge dopo attimi di silenzio interrotti dal tintinnare di campanacci, è improvvisamente lirico, lasciandoci sensazioni di irrequietezza e malinconia. La traccia che porta il nome dell’album è collocata in chiusura e raggiunge i 9 minuti di durata. Si presenta come un idillio minimalista e cameristico che si accende di tanto in tanto di visioni RIO. I rintocchi gentili del vibrafono e l’alitare gentile del flauto ci solleticano l’orecchio intessendo arazzi dai sentori Canterburyani e d’improvviso veniamo trasportati in altri mondi dal fascino quasi esotico in cui vibrano veloci le corde della chitarra acustica e le percussioni stendono un tappeto mobile di ritmi. In questa rapida disamina ho lasciato in fondo il brano di apertura, la più breve “Vive-Versa” con i suoi affascinanti assoli di sax e tastiere ed agili intrecci strumentali dal piglio avanguardistico che possono incarnare in qualche modo una sorta di Art Zoyd più edulcorati e dal volto umano. Se gli Ex Vitae non sono giunti alla nostra attenzione come avrebbero meritato è dovuto sicuramente alla scarsa distribuzione del loro album e al fatto che si sono presentati tardi su uno scenario musicale in fase di disgregazione e proteso verso altri stili. Il loro estro creativo complesso e gentile merita comunque più di un ascolto e questa bella riedizione su vinile farà sicuramente al caso vostro.
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Jessica Attene
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