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ENTRANCE En la tierra Mylodon Records 2002 CHI

Di tanto in tanto anche nell'inflazionatissimo mercato del new-prog si riesce ad incontrare qualche produzione degna di rilievo, che si eleva al di sopra della media. In effetti, in un genere che in vent'anni ha praticamente detto tutto, è sempre più difficile trovare lavori pienamente soddisfacenti. Negli ultimi tempi, uno dei cd più interessanti in questo filone è senza dubbio "En la tierra" dei cileni Entrance. Si tratta della loro seconda fatica discografica e si basa, appunto, su un new-prog molto caloroso, dai rimandi classicheggianti, che sfrutta ampiamente le tastiere e che è cantato in madrelingua. I brani si dipanano lungo i classici canoni del rock sinfonico, a partire dalla suite iniziale, composta da quattro tracce, che si apre con una cadenza ecclesiastica delle tastiere (non dissimile dal Par Lindh di "Gothic impressions") e si sviluppa poi attraverso cambi d'umore supportati da passaggi strumentali più vicini ad un classico new-prog, che accosterei al sound dei britannici Pendragon. La vena romantica e vagamente malinconica si avverte anche nel prosieguo del cd, che è suonato con grande eleganza da una formazione decisamente affiatata e che è caratterizzato anche da quell'anima latina sempre presente nei lavori dei gruppi sudamericani. Spicca, inoltre, l'ottimo lavoro tastieristico di Jaime Rosas, che ripercorre con abilità e senza ostacoli la strada spianata anni fa da Keith Emerson. I detrattori del new-prog potranno non essere d'accordo su questo giudizio positivo, elencando per l'ennesima volta tutti i difetti di questo filone, ma "En la tierra" è un album davvero ben fatto e consiglio vivamente agli appassionati del prog di estrazione sinfonico-romantica di inserirlo nella loro cd-teca.

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

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