Home
 
FRAKTAL Ask the rabbit Viajero Inmovil 2005 ARG

Quando Alberto Nucci mi ha parlato dei Fraktal, me li ha presentati come "argentini, ma sembrano svedesi". Per quanto semplice, un simile commento non poteva essere più indovinato, visto che questa band si mantiene ben lontana dal calore tipico del Sud America e dal sound che si avverte spesso nei musicisti dall'anima latina. Invece, il termine di paragone secondo me più efficace, quello che per primo mi è venuto in mente dopo pochi minuti di ascolto di questo cd, può essere intravisto con i gruppi provenienti dalla Svezia che hanno fatto tanto parlare di sé all'inizio degli anni '90 ed in particolare con i Landberk. Chitarre in primo piano, suoni semiacustici, melodie vocali molto malinconiche... "Ask the rabbit" potrebbe essere un seguito ideale di "Indian Summer", splendida opera non del tutto compresa e purtroppo ultimo lavoro del gruppo succitato. Ma c'è anche altro nel disco dei Fraktal. Tra piccoli cenni di post-rock, un'influenza chiaramente avvertibile è anche quella dei Radiohead e di tanto in tanto sembra apparire quell'alone oscuro tipico dei nostri Garden Wall meno estremi. Il sound, così, si presenta a tratti intimista e a tratti più slanciato, mantenendo comunque una compattezza di fondo molto netta derivante soprattutto da quel velo di tristezza e da quel senso di sofferenza che emergono per tutta la durata del cd. Tredici le tracce presenti (per sessantasette minuti di musica), mai eccessivamente lunghe ma tutte molto coinvolgenti, mai cervellotiche, eppure costruite in maniera intelligente e personale. Ricordando la solita confezione cartonata in formato minilp tipica dei prodotti della Viajero Inmovil, possiamo dire bravi ai Fraktal, che, pur lontani da certi stereotipi duri a morire nel rock progressivo, rappresentano una band che potrebbe piacere davvero a molti.

 

Peppe Di Spirito

Italian
English