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FAITH Blessed? Transubstans 2008 SVE

C’era una volta il doom metal, genere che traendo fonti di ispirazione da Black Sabbath negli anni 70, si definì con i Saint Vitus qualche anno più tardi ed ebbe il gruppo di punta agli inizi degli anni novanta negli svedesi Candlemass.
I Faith riprendono in mano questo sottogenere metal facendo sicuramente piacere a chi scuoteva (lentamente… molto lentamente) le teste con il gruppo di Messiah Marcolin.
Gli appassionati di quel tipo di metal, quindi, saranno soddisfatti, ma cosa penseranno gli appassionati prog visto che questa recensione è rivolta a loro?
Logicamente consiglio a chi non è avvezzo a determinate sonorità e a chi cerca in un disco di rock progressive muri di tastiere, di non avvicinarsi troppo a questo dischetto. Chi invece è di bocca buona può trovare molta soddisfazione in un gruppo del genere.
I Faith sono un trio classico batteria (Peter Svensson), chitarra (Roger Johansson) e basso (e cantante Christer Nilsson) ai quali si aggiungono in determinati brani un violinista (Håkan Malmros e un suonatore di nichelarpa (Anders Smedenmark).
A differenza dei già citati e più importanti conterranei, gli svedesi (della città di Karkshamn precisamente) riescono a miscelare, in maniera molto efficace, sonorità oscure ad atmosfere folk nordiche. Precisiamo che questa miscela non è nuova perché, a modo loro, già in campo metal Otyg e Vintesorg hanno battuto queste strade con risultati piuttosto convincenti.
Mi espongo comunque affermando che nei Faith c’è più classe e più conoscenza della scena folk prog svedese. Non è difficile, infatti, in brani come “Leipzigpolska”o “Polska efter ida i Rye” trovare somiglianze con brani dei Kebnekaise. Queste atmosfere folk si respirano vagamente anche in tutto il resto del lavoro, soprattutto per l’uso convincente di violino e nichelarpa nelle tracce in cui questi strumenti vengono usati.
Basterà questo per solleticare l’appassionato tipo? Non so. Le chitarre pesanti e lugubri sono in ogni modo il marchio di fabbrica di questo lavoro e non è detto che piacciano a tutti.
Personalmente il disco diverte parecchio come mi piace in linea di massima tutto il catalogo dell’etichetta Transubstans che, pur proponendo lavori in parte sulla stessa linea, difficilmente delude chi ama determinate sonorità. Siamo comunque in territori più metal che progressive ed è giusto precisarlo.

 

Antonio Piacentini

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