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FIBONACCI SEQUENCE Numerology Fibonacci Music 2010 USA

Spesso un titolo, un nome, sono sufficienti per capire dove ci porterà l’ascolto di un disco. Talvolta – invece – gli stessi confondono e portano lontani dai contenuti, non sposandoli affatto. Qui ricadiamo nel primo caso e quello che ascolto, in questo Numerology è esattamente quello che mi potevo aspettare da un nome e un titolo così: strumentali dalla complessa ed intricata tessitura, poderosi momenti fusion ipertecnici e strutturati, parti di chitarra tendenti al prog metal, ma anche momenti più pacati ricchi di arpeggio e altri con aperture sinfoniche di respiro quasi epico, il tutto sempre (o quasi) su un continuo avvicendarsi di tempi dispari, scanditi da una base ritmica di forza notevole con Thomas Ford alla batteria e Chris Kringel al basso. A personalizzare alcuni passaggi troviamo anche violino e mandolino. Complessivamente il disco non si distacca da cose già sentite e proposte anche a partire da alcuni lustri or sono da gruppi tipo Liquid Tension Experiment e Spaced Out. C’è molta maestria nel tenere in mano gli strumenti, una grande tecnica non sempre a servizio del freddo esercizio, ma ben spesso a condire linee melodiche di buona inventiva. Padrone del suono è il chitarrista Michael J. Butzen, che ha scritto quasi tutto il materiale e funge, non solo da solista, ma anche da riempitivo e collante per ogni momento, ricco o pacato che sia. Ovviamente non è un disco dove si sente solamente la chitarra: il predominio delle sei corde è netta, pur dando modo all’ottimo tastierista Jeffrey Schuelke di avere dei bei momenti non solo di base ma, come è d’uso nel genere, raddoppi e unisono molto riempitivi e tecnicamente notevoli. Decisamente ottima la sezione ritmica affidata al batterista Thomas Ford, che talvolta tira al clonaggio di Portnoy e al bassista Chris Kringel, molto abile con il fretless. Dieci i brani che compongono il lavoro, dal minuto scarso della più breve agli oltre undici della più lunga. In ogni brano troviamo momenti più fusion più aggressiva, con tendenze “metalliche”, ma anche frammenti più rilassati, generalmente dei bridge tasteristici di ottima fattura. Rimangono ben stampati in mente alcuni momenti della poderosa e movimentata “Primrose Path”, la breve “Dawn”, unico brano acustico, molto evocativo nel suo sviluppo/duetto di piano e chitarra. Interessante anche il concetto strutturale di “Catlord”, che nonostante il suo avvio ed alcuni inserti tipicamente metal, dimostra importanti capacità compositive e di arrangiamento. Parallelamente all’uscita c’è una sorta di 45 giri in CD, con il brano “We Three Kings” non presente sul disco ufficiale, ma che si inserisce nello stile tipico dimostrato dalla band.
Suoni e produzione di livello alto completano un quadro positivo, seppur destinato agli amanti dei suoni di questa progmetal fusion, che forse ha da dire ancora poco, poco.



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Roberto Vanali

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