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FROB Frob Musikladen 1976 (Replica Records 2020) GER

I Frob nacquero nel 1973 a Rheda-Wiedenbrück, cittadina nella regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia, con un primo nucleo di cui facevano parte il tastierista Peter Schmits ed il batterista Klaus Voss, ai quali si aggiunse presto Philippe Caillat, musicista di stampo accademico che si era trasferito da Montpellier, nel sud della Francia, in Germania, a Gütersloh, per lavorare come insegnante di musica. Nel 1975 la line-up comprendeva Klaus-Dieter “Asso” Richter al basso ed un nuovo batterista, Peter Meuffels. La loro musica era una miscela strumentale fluida di jazz rock colto con preziosi elementi progressivi, matura abbastanza da poter essere convogliata in un album di debutto che fu registrato nell’arco di pochi giorni, a cavallo fra il Dicembre del 1975 ed il Gennaio del 1976, a Montpellier, in uno studio ben equipaggiato che apparteneva ad un amico di Philippe. Un aiuto nella pubblicazione arrivò da un altro amico, Norber Morkes, proprietario del negozio di dischi Musikdalen che aveva degli agganci con l’impianto di stampa della Bertelsmann di Gütersloh, multinazionale tedesca che rappresenta una delle più grandi aziende multimediali al mondo, più nota in ambito musicale per il gruppo BMG (Bertelsmann Music Group). L’album fu stampato per la Musikdalen con una tiratura di sole 1000 copie che vennero distribuite in occasione dei concerti, della cui organizzazione si occupava lo stesso Morkes, e nei negozi di dischi delle vicinanze. La copertina, molto semplice, fu disegnata da Pit Venherm di Rheda. La stampa locale reagì con entusiasmo elogiando lo stile del gruppo che riuscì ad ampliare il proprio circuito concertistico e a guadagnarsi passaggi per la emittente radiofonica Norddeutscher Rundfunk e nella TV locale.
Otto tracce in tutto, quattro per lato, per una quarantina di minuti in totale, vi garantiranno un ascolto coinvolgente e senza cadute di tensione, grazie ad una formula di grande impatto ma anche ricca di contenuti virtuosistici. “Wassertropfen”, grezza ed esplosiva, colpisce subito per la sua formula a base di jazz rock attraversato da ampie venature psichedeliche. Possiamo godere di un lavoro chitarristico ben strutturato con assoli concatenati con gran gusto a dimostrare il grande talento di Caillat. Il drummig è sostenuto ma agile e gli inserti tastieristici offrono interessanti prospettive kraut. “Spaces” si apre con una base di basso e batteria sostenuta che persiste per un lungo minuto e che viene presto raggiunta dalle tastiere e dalla chitarra che offrono scenari a tratti Cameliani e dai contorni insolitamente acidi. L’approccio è spontaneo ma preciso, articolato ed incredibilmente fluido. Le cascate di assoli arricchiscono un tessuto sonoro dalle colorazioni forti ed oscure, talvolta con suggestioni che ci riportano ai primi Caravan come possiamo meglio apprezzare in “Calypso”, dai contorni più morbidi. In “Spheres” le atmosfere diventano spacey e soffuse, il groove è magnetico, i ritmi rallentano e sono dominanti le oscure parti organistiche con assoli serpeggianti. Siamo in apertura del lato B e “Flash” è lanciata con la chitarra di Caillet che si precipita lungo corridoi ritmici dinamici. Anche “Locomotive” è ritmata ma straniante. Il suo jazz rock sanguigno lascia ampio spazio all’improvvisazione con duelli fra Hammond e chitarra che hanno luogo in suggestive ambientazioni cosmiche. “Hektik” segue a ruota, turbolenta, in una cascata di suoni vorticosi mentre il brano di chiusura, “La Sieste”, è più pacato, con linee melodiche che si ripetono ed un’ossatura chitarristica sempre ben evidente. Gli intarsi d’organo donano profondità e un pizzico di goticità.
Quest’opera così fresca, matura e dirompente prometteva davvero bene ma purtroppo dissidi all’interno della band portarono all’abbandono da parte di Peter Meuffels e di Klaus-Dieter Richter nel 1977, rispettivamente sostituiti da Alex ed Uli von Hove, e questo segnò la parabola discendente di un gruppo che aveva appena iniziato a farsi strada. Il rimpasto portò anche al cambio del monicker in Arrivée ma in queste nuove vesti la situazione non durò molto. Sia Peter Schmits che Philippe Caillat hanno continuato a fare musica, il primo con altre band ed il secondo come solista. Peter Meufels compare negli album di altri musicisti e ha suonato, fra gli altri, anche con Rainer Baumann, chitarrista dei Frumpy. Il materiale contenuto in questo album è tutto ciò che sopravvive dei Frob che non registrò altro.



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Jessica Attene

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