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GERARD |
The ruins of a glass fortress |
Avalon/Musea |
2000 |
JAP |
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Spesso i recensori di Prog hanno riflessi condizionati che, per esempio, tende a far loro accostare i gruppi con formazione a tre agli EL&P, anche se magari di Emerson e soci non v'è che una pallida ombra. I Gerard, come sempre guidati dal loro fondatore Toshio Egawa, paiono esser condizionati loro per primi da questi accostamenti obbligati. Sembra infatti per loro obbligatorio dover sfornare di continuo album di flash rock pomposo, suonato a velocità supersonica e caratterizzato da una cascata di tastiere ridondante e ampiamente supportato da una ritmica parimenti pomposa e sopra le righe. Se un breve ascolto di questi dischi può provocare l'immediata salivazione (tipo cane di Pavlov, tanto per rimanere nel campo dei riflessi condizionati) del Progger ignaro, alla lunga, diciamo all'altezza del decimo minuto, tutto ciò può risultare un attimino stancante. Nulla da dire sulla perizia tecnica di questi navigati musicisti non di primo pelo, e nemmeno sull'accuratezza nel proporre uno stile di Prog ormai consolidato nel loro DNA; peccato che, tolte le sfuriate tastieristiche ad effetto e sfrondata delle pomposità di troppo, andando a stringere di idee vere non ce ne siano poi molte. L'album qui in oggetto è perfino più ricco di qualche suo predecessore, a dire il vero: sono presenti alcune soluzioni musicali e sonorità un attimo più ricercate, qualche coro, un violino, qualche effetto... insomma, almeno paiono essersi impegnati un po' di più! Per gli amanti die-hard del Prog iper-sinfonico si tratta di qualcosa su cui andare sul sicuro; personalmente non riesco a reggere questo gruppo se non a piccole dosi...
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Alberto Nucci
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