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GRAND STAND |
Tricks of time |
Progress Records |
2002 |
SVE |
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Con la voce di Göran Johnsson, che si cimenta anche al basso e alle tastiere, il promettente gruppo svedese sembra aver raggiunto la sua dimensione ottimale. Non si tratta certamente di un’ugola dotata: il suo modo di cantare non è in effetti molto espressivo, ma riesce tuttavia a dare una direzione a composizioni che altrimenti sarebbero state un po’ aleatorie. La formazione originale viene inoltre arricchita dal chitarrista Michael Rank Jensen, che non riesce comunque a spostare l’equilibrio degli strumenti, fra i quali sono dominanti le tastiere di Olov Andersson, a favore della cinque corde. A distanza di ben quattro anni dal debutto discografico, la band non ha perso un grammo della sua passione per i Genesis, vecchi e nuovi, la cui presenza si avverte costantemente nel corso della durata dell’album, anzi, molto spesso le similitudini sfiorano il plagio e ti ritrovi inevitabilmente a canticchiare qualche famigerato passaggio della più nota band. La musica è sempre fondata sul principio della melodia e dell’eleganza ed il sound sembra ricalcare quello già proposto agli esordi, anche se in questo caso è senza dubbio più ricco e smagliante. Bisogna comunque osservare che a tratti torna purtroppo il noioso effetto sottofondo da file MIDI che caratterizzava l’acerbo esordio. L’ascolto è nel complesso molto agevole e gradevole, forse proprio perché ha il classico e rassicurante sapore del già sentito. I brani proposti sono soltanto cinque e fra questi spicca sicuramente la suite conclusiva di sedici minuti, dall’architettura molto snella e dall’andamento molto scorrevole, in cui il sound sembra finalmente decollare anche se all’improvviso emerge prepotente “Dancing With the Moonlit Knight”… ed inevitabilmente mi ritrovo ancora una volta a guardare nel menù notando che ci sono le solite uova strapazzate!
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Jessica Attene
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