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GOAD |
The wood - Dedicated to H.P. Lovecraft’ lyrics |
Mellow Records |
2006 |
ITA |
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E’ sempre assurdo scoprire tesori nascosti che non si sa di possedere, rendersi conto che da tanto tempo si ha qualcosa di valore, ma che non lo si è “sfruttato” come si dovrebbe. Questo è ciò che mi viene da pensare riflettendo sui Goad, band italiana capitanata da Maurilio Rossi, le cui radici affondano negli anni ’70, con all’attivo una carriera di tutto rispetto e che pure, stranamente, ad oggi ha avuto solo uno spazio infinitesimale nelle cronache riguardanti la piccola comunità progressive. Speriamo vivamente che la pubblicazione del nuovo album “The wood” serva a vivacizzare un po’ l’attenzione nei loro riguardi, perché lo meritano davvero. Ascoltando quest’opera, dedicata, come si evince dal sottotitolo, agli scritti del genio di H.P. Lovecraft, si percepisce rapidamente, infatti, di essere di fronte a qualcosa di unico e speciale. I Goad dimostrano di essere bravi a cimentarsi in un progressive di difficile catalogazione, molto atmosferico, pregno di sonorità evocative ed oniriche (e non poteva essere altrimenti, visti i temi trattati…) e nel quale è impossibile vedere punti di riferimento. Si avvertono echi del prog dei seventies, così come tracce di psichedelia; vista una certa oscurità di fondo mi sembra di notare, di tanto in tanto, qualche similitudine con i Devil Doll o con i Moon Fog Prophet; ma la realtà è che un’entità come quella dei Goad è un qualcosa di a sé stante, lontanissima da facili catalogazioni. La cosa importante è comunque la qualità della proposta, la capacità di ammaliare con un sound carico di pathos, di essere intriganti mantenendo le distanze da mode e da facili imitazioni. Come non giudicare favorevolmente certi passaggi musicali in cui, tra un assolo di chitarra ed un intervento di tromba, tra delicatezze pianistiche e sfuriate di insieme, si viene travolti da un fascino che lascia a bocca aperta? Come rimanere indifferenti alla dolcezza elegiaca di “Sunset part I”, sorretta da un flauto vellutato, da un piano leggiadro e da un canto sofferto? Come non lasciarsi coinvolgere dalle sensazioni claustrofobiche che si presentano costantemente per tutta la durata del CD? Come evitare di far correre un brivido dietro la schiena quando sensazioni sognanti ci avvolgono grazie a ricami musicali molto particolari? L’arte di Rossi è alla base sia con la creazione della musica che con l’esecuzione attraverso chitarre e tastiere, ma il leader è ben affiancato da musicisti che con violino e fiati arricchiscono un quadro sonoro avvincente che emoziona e non poco. Ben un’ora e venti minuti di musica, ma se fossero tutti così gli album di lunga durata non si correrebbe mai il rischio di annoiarsi durante l’ascolto.
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Peppe di Spirito
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