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GROUP THERAPY Nightmare in the college Mellow Records 2006 JAP

Inutile negarlo, recensire questo cd non è affatto facile. Non per i suoi contenuti, ma per il suo significato. Infatti, la band giapponese dei Group Therapy si è ritrovata praticamente allo stesso tempo a condividere due sentimenti molto contrastanti: l’emozione per l’uscita di un nuovo disco ed il dolore per la perdita di Hiroyuki Kitada, proprio colui che era la mente principale dietro questo progetto, l’autore della musica, il factotum che si occupava delle pubbliche relazioni. Non mi vorrei dilungare nei panegirici inutili e che servono a poco in questi casi, ma mi viene da pensare come già normalmente ricevere notizie del genere, riguardanti la scomparsa di persone molto giovani, colpisce non poco, e come in quello che è il piccolo universo del progressive sembra quasi che simili tragedie ti capitino più vicino di quanto in realtà non sia. Cosa resta? Resta un cd di cui parlare; un cd che può rendere orgoglioso chi vi ha partecipato; un cd che è una bella testimonianza del valore di una band che merita gli elogi già ricevuti in passato. Registrato dal vivo nel 2004 a Osaka, “Nightmare in the college” è opera che non fa altro che confermare tutte le buone cose già mostrate dai Group Therapy con i dischi in studio. Band affiatata, composizioni eseguite diligentemente, giusta carica live, evitate le tipiche esasperazioni giapponesi, cosa che evidenzia anche il senso della misura di questi musicisti che superano a pieni voti anche la prova sul palco. Siete tra coloro i quali non hanno mai avuto modo di ascoltare la proposta del gruppo? E allora via con una veloce descrizione, favorita dal biglietto di presentazione che apre il cd, cioè un brevissimo e inedito strumentale che subito ci fa entrare nel vivo di quello che è il sound dei Group Therapy: un jazz-rock spedito, dalle sonorità pastose, che si fa apprezzare per delle linee melodiche scorrevoli. Intitolata semplicemente “New song # 2”, la prima traccia sembra una sorta di introduzione a quelli che sono i cavalli di battaglia principali, da “Melatomania” a “Atlantis”, passando per “Ajimarikan” e altre valide composizioni che mantengono inalterato lo stile. Il che fa sì che ci troviamo di fronte ad una proposta musicale davvero compatta ed omogenea e che pure riesce a non stancare mai per vivacità e pathos. Ritmi variabili, come spesso accade sia nel prog che nel jazz, eppure non così complessi, la chitarra del leader ovviamente in primo piano, ma che non toglie spazio agli altri musicisti, permettendo una magica fusione timbrica tra l’elettricità rock delle sei corde e del violino ed il caldo suono più tipicamente jazzistico del sax soprano e del trombone. Questo live, insomma, mostra bene il volto dei Group Therapy e può rappresentare un buon acquisto anche per chi non conosce ancora la loro musica. Come dicevamo, l’amalgama è totale, come dicevamo, la conferma delle buone impressioni suscitate con i precedenti album è piena; come dicevamo, “Nightmare in the college” è una testimonianza di cui andare fieri. Ciao Hiro, ci mancherai!

 

Peppe di Spirito

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