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GARGANTUA Kotegarda Roadkill Music 2007 POL

Dopo un gap di 4 anni tornano finalmente a farsi sentire i Gargantua, dando un seguito a quell'interessante omonimo debutto che nel 2003 uscì per la Ars Mundi, etichetta protagonista della rinascita moderna del prog polacco e che oggi, pare, abbia cessato di esistere. Quando abbiamo visto "Kotegarda" finalmente pubblicato abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo, perché sicuramente c'era grande attesa da parte nostra circa questa pubblicazione e nello stesso tempo il gruppo, che sembrava essere sull'orlo dello scioglimento, non si dichiarava sicuro di voler fare uscire questo CD ed ha iniziato una specie di tira e molla con una serie di etichette. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene e possiamo finalmente soddisfare tutte le nostre curiosità. Iniziamo subito col dire che la qualità di questo nuovo album eguaglia, se non addirittura supera quella del suo predecessore. Si tratta comunque di due opere abbastanza diverse: la prima, pur di stampo avanguardistico, era maggiormente centrata sulla forma della canzone, con parti cantate che si intervallavano ai momenti strumentali, distribuite in maniera abbastanza equilibrata; l'opera attuale invece appare più ricca e complessa, con una dilatazione dei momenti strumentali ed una contrazione delle parti cantate. Per dirla meglio, gli elementi vocali si riducono, quando presenti, a una specie di grammelot polacco, in cui le parole, svuotate del loro significato semantico, acquistano la musicalità tipica della lingua madre del gruppo. Un esempio azzeccato lo troviamo proprio nella traccia di apertura, "Wżdy Czelestnik", in cui diverse voci urlano, sussurrano e si rincorrono, seguendo le poliritmie della musica, inquietanti come quelle di qualche maligno spiritello. La musica è un brillante rock da camera che si rifà vistosamente alle esperienze della musica contemporanea con un ruolo dominante giocato dal pianoforte e dal violino. Il pianoforte è continuamente martellato, con begli effetti percussivi che ricordano l'esuberanza di Prokofiev, mentre il violino è suonato in maniera nervosa e capricciosa. Su questo impianto classico, ricco di riferimenti colti, si inserisce un nucleo più istintivo, di stampo rock, contaminato da guizzi Frippiani e intriganti contorsioni alla Univers Zero. Chitarra, tastiere e batteria completano l'insieme degli strumenti, ma l'effetto complessivo della musica è comunque abbastanza scarno e fa leva sui contrasti, sulla complessità degli intrecci e dei ritmi più che sulle linee melodiche. La passione per la musica contemporanea diventa esplicita in "The Augurs of Spring" che, come potete dedurre dal titolo, è una rielaborazione di un movimento della celebre "Sagra della Primavera" di Stravinsky. Questa versione ribelle e minimalista, contaminata da un personalissimo tocco RIO, ha senza dubbio un suo fascino che potrebbe persino non scandalizzare troppo i cultori del grande compositore classico. Con l'andare del disco le canzoni sono sempre più all'insegna del caos organizzato, senza che comunque si arrivi mai a soluzioni estreme, ma nella complessità dell'opera non viene mai meno il gusto per la melodia: anche se gli strumenti vengono torturati ed i suoni si fanno a volte laceranti, come nella accidentata "Gargoyles", c'è sempre un labile filo melodico in grado di farci trovare la strada. Un album che sicuramente non sfuggirà ai proggofili che amano la musica contemporanea e che si propone come una delle uscite in assoluto più interessanti del panorama musicale progressivo polacco odierno.

 

Jessica Attene

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GARGANTUA Gargantua 2003 

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