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THE GOURISHANKAR |
Close grip |
autoprod. |
2003 (Unicorn 2008) |
RUS |
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Apprezzabile iniziativa dei tipi della Unicorn, che dopo aver pubblicato il secondo album del gruppo russo ("2nd Hands", 2007), ristampa l’esordio “Close grip” a suo tempo (2003) autoprodotto dai ragazzi di Syktyvkar.
“2nd hands” ricordiamolo, oltre a beneficiare di una splendida copertina, era un album ricco (anche troppo per la verità) di idee con influenze che spaziavano dai Dream Theater agli Spock’s beard, da certo new prog inglese ai Rush, dal folk alla classica…..dove ad aperture sinfoniche di grande pregio a volte seguivano loops elettronici ai limiti del pacchiano. Un lavoro comunque nel complesso riuscito malgrado i limiti menzionati.
Una recensione… ”a ritroso” è quindi un poco atipica… ma vediamo un po’….
L’album, relativamente breve (47 minuti), è suddiviso in 8 brani (compresa la violentata versione di “For nobody” dei Gentle Giant).
Si tratta (prima di approfondire meglio) di un lavoro ancora sostanzialmente acerbo con sprazzi interessanti e altrettante cadute di tono anche all’interno dello stesso brano: se le brevi “Gripped by fear”, “In the hope” e “Close to death” sono semplicemente da dimenticare con i loro effetti elettronici (tipici della band, è vero, ma in questi tre casi meri riempitivi), note positive sono “Insomnia” (piacevole connubio fra “il teatro dei sogni” e Rush anni ’80) e soprattutto la notevole “Sweet earth”, sapiente mix di Rush e new prog britannico (ma con un finale un po’ opaco per la verità).
Senza punti deboli, invece, “Wind of night” (qui par di sentire cantare Geddy Lee), forse perché più meditata e mai sopra le righe per il desiderio di strafare.
I quasi 11 minuti di “Autumn frost”sono quelli che ricordano maggiormente i Gourishankar di “2nd hands”: tante idee, tanti motivi, tanti umori diversi (anche validi…attenzione…) che possono persino disorientare l’ascoltatore… ma tant’è…
Nel complesso “Close grip” (e “2nd hands”) ci paiono lavori “moralmente” onesti e non nati per “cavalcare l’onda” e dunque meritevoli dell’attenzione del popolo prog. Sono convinto che un terzo album non potrà che valorizzare ulteriormente la proposta musicale della band, soprattutto se sarà in grado di convogliare in modo più organico e razionale le numerose e spesso diversissime fonti di ispirazione.
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Valentino Butti
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