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GRAVITY TREE |
Ultimate backward |
autoprod. |
2006 |
USA |
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Fra i segreti meglio nascosti del progressive americano contemporaneo i Gravity Tree possono vantare una posizione di privilegio, in quanto hanno pubblicato due splendidi album fieramente underground e indipendenti senza aver purtroppo ancora ottenuto il successo (relativo, nell'ambito prog) di pubblico meritato. “Ultimate Backward “è uscito a circa sei anni di distanza dal primo album dei Gravity Tree, “Life or Dessert” e mostra i segni di un'intensa maturità compositiva, una maturità che trova i suoi momenti migliori proprio nei brani in cui si evidenzia il lato più spirituale ed introspettivo del gruppo. A differenza dell'inquieta frenesia di “Life or Dessert” in quest'ultimo disco i Gravity Tree hanno optato per una serie di composizioni che si sviluppano attraverso un incedere lento ed avvolgente, talvolta sposando teorie blues in bilico fra i Led Zeppelin e Zappa (“Go Away”) oppure abbracciando l'espressività sinfonica degli Yes, l'intensità melodica di Todd Rundgren e la grandeur tecnologica alla Rush (ed aggiungo anche King's X) come avviene in “Interface”, “Aim to Please” e nell'opener “No Rest Part III”. L'umore di Alan Nu e Linc, rispettivamente chitarrista e batterista dei Gravity Tree, entrambi cantanti, è decisamente meno scuro ed ombroso rispetto agli esordi: in un certo senso “Ultimate Backward” è più facilmente classificabile nel progressive rock più classico anche se comunque mantiene una sua forte peculiarità, specialmente per la trasversalità delle composizioni, ricche di raffinate sfumature ed aperture melodiche-strumentali deliziose quanto sorprendenti. Aggiungiamo inoltre l'importanza di liriche semplici e molto profonde che riescono a comunicarci il senso di smarrimento in un mondo sempre più automatizzato e tecnocratico, insieme al bisogno di rapportarci ai nostri simili per migliorarlo e salvarci così da un futuro sempre opprimente ed oscuro. I Gravity Tree ci hanno dunque lasciato con questo piccolo grande album una bellissima conferma del loro talento... Sono convinto che “Ultimate Backward" saprà conquistare il cuore di molti di voi!
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Giovanni Carta
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