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GIANLUCA GRASSO |
Vortex |
Videoradio |
2009 |
ITA |
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La copertina di “Vortex”, con una metropoli futuristica in bella evidenza è già un segnale abbastanza preciso di quello che è il contenuto del cd d’esordio di Gianluca Grasso, compositore beneventano dal background classico e passato poi al jazz. E gli indizi crescono immediatamente con la prima traccia “Change of season part 1”, meno di due minuti che ci fanno entrare subito nel vivo del lavoro, con un sound ultramoderno ed una vena sperimentale. I brani seguenti spingono molto su timbri sintetici, sull’elettronica e le sue varie sfaccettature. Prendendo qualche esempio, se “Metropolicity” parte con atmosfere soffuse di stampo ambient e prosegue poi con una vivacità ritmica molto curiosa, tra acid-jazz, campionamenti e loops; in “First yourself” c’è un bel connubio tra new-age e musica classica, grazie all’ottimo lavoro del pianoforte e delle tastiere; con “Solid ground”, invece” si cambia completamente registro: tempi più frenetici, similitudini con certa musica dance, parti vocali prima funky, poi più sul pop, influenze dell’Herbie Hancock degli anni ’80… Composizioni come “Syndrome”, “Obscure visions” e “Vortex” colpiscono favorevolmente per la loro imprevedibilità, per una contaminazione intrigante (per quanto una ricerca di etichette sia spesso tempo sprecato, vogliamo parlare di “fusion sinfonica”?) e per splendidi keyboards-solos che mostrano anche una preparazione tecnica non indifferente (e qui si può anche notare qualche parentela con soluzioni emersoniane). Inutile girarci troppo attorno, quindi… C’è una grande versatilità, a testimonianza sia del processo di studi, sia delle influenze che sono alla base del lavoro di Grasso. Album sperimentale, ma non troppo, elettronico, ma senza eccessi, di ricerca, ma tutt’altro che cervellotico. I difetti, similmente ai pregi, risiedono nella difficoltà ad inquadrarlo con esattezza: se sicuramente si può parlare di musica elettronica, la mole impressionante di idee esposta porta a variazioni troppo frenetiche di stili e si fa un po’ fatica a seguire il tutto. Il talento c’è, lo spirito di ricerca è quello giusto e alcune intuizioni musicali sono validissime, ma rischiano di rimanere un po’ disperse nel bailamme proposto. Voto 6,5 per Gianluca Grasso, artista dalle notevoli potenzialità, non ancora espresse al massimo, ma che ci spingeranno sicuramente a seguirlo ancora con piacere.
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Peppe Di Spirito
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