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GALAAD |
Vae victis |
Here we go |
1996 |
SVI |
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Essendomi stata data l'occasione di discorrere liberamente su di un gruppo che ha ormai poco a che fare col progressive, non mi farò tuttavia pregare per attizzare la fiamma che brucia con passione nel cuore di questo 2° CD dei GALAAD. Formazione svizzera francofona guidata da un instancabile poeta delirante, messer P.Y. Theurillat, i GALAAD sono passati disinvoltamente da un rock progressivo angelico (nel senso di Ange - ndR) a un tentativo riuscito di fusione tra i Faith No More, o altri gruppi della stessa risma, e quel progressivo torturato che fa il loro marchio di fabbrica con "1er février" nel 1992; inutile dire che la sorpresa è notevole. L'innesto dell'enfasi genuina di PYT sui tessuti di un rock rabbioso ha funzionato appieno. Si può affermare che la sorda e scarna energia che trasuda da questo disco sedurrà nuovi adepti. Le melodie (ed è il punto di forza di "Vae victis") non subiscono mai delle pause ed accentuano il fascino lancinante di questi richiami disperati contro lo strazio della solitudine ("Seul"), l'estinzione delle razze ("La danse de la perte") e l'amore deluso ("L'épistolier"). Sostenute dalla voce rauca ed intuitiva del disperato P. Why (soprannome dell'artista), talvolta al limite del mistico, queste schegge di tenerezza ferita che sono "Le feu et l'eau" o "A chacun sa cible" sono attizzate da delle braci possenti e virulente che non domandano che di prender vita. Non più veramente Prog, neanche hard, i GALAAD sono riusciti nella loro mutazione al di là di tutte le speranze e convinceranno i fautori di una fusione salvatrice di un genere che si morde la coda. Veni, vidi, vici...
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Bruno Versmisse
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