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GRAN TORINO |
Gran Torino prog |
Galileo Records |
2011 |
ITA |
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Che bisogno c’è di cantare quando le capacità strumentali e la creatività possono sopperire all’assenza di una storia da raccontare o ad una voce non all’altezza (lamentela, questa, tra le più comuni nelle critiche alle band nostrane, spesso a sproposito)? I Gran Torino rispondono all’ipotetica domanda eliminando entrambe le cose. Il gruppo, formato da quattro musicisti organizzati in una classica formazione tastiere-chitarra-basso-batteria, è al debutto per la Galileo Records, etichetta svizzera che ha già avuto a che fare con l’Italia, oltre che a causa del nome, per aver pubblicato due album dei Moongarden. La proposta, in questo caso, è decisamente diversa, e punta sull’esperienza dei componenti della band, i quali, dopo aver suonato in passato un repertorio di classici del rock, hanno deciso di focalizzarsi su un progressive strumentale incorporante tutte le esperienze ed il background musicale di ciascuno, spaziante dal metal al jazz. Il risultato è “Gran Torino Prog”, titolo-manifesto per un album che è un concentrato di perizia strumentale sospesa tra prog, hard rock e fusion. Nel disco, titoli non molto ispirati rappresentano brani che cercano di fare della varietà il proprio punto forte. Linee melodiche e riff che si incastrano e si sovrappongono all’unisono o in armonizzazione su una base fantasiosa. Volendo essere proprio tirchi, basterebbe questa frase a descrivere la musica dei Gran Torino. Lo stile dei quattro è abbastanza omogeneo, e prevede la scelta di suoni rock tradizionali (per non dire vintage). Molto presenti l’organo e la chitarra in overdrive, quest’ultima spesso acida e arricchita da wha-wha o phaser. L’influenza di hard rock e metal è evidente, mentre una leggera attitudine fusion rimane in secondo piano. C’è poco di sinfonico, invece. Il tutto risulta abbastanza frizzante e divertente, e permette una cinquantina di minuti di ascolto piacevole, anche se la qualità delle composizioni non è sempre omogenea, a differenza dello stile generale. Tra i miei brani preferiti, cito senz’altro l’iniziale “Sinapsi”, con sezioni quasi prog-metal ed un ottimo lavoro di organo elettrico, e “Joy”, i cui riff e le linee melodiche, tra accelerazioni e rallentamenti, si incastrano alla perfezione in un brano intricatissimo che riesce a mantenere un senso logico coerente. Degne di nota anche “Meridiana”, con belle sezioni melodiche di synth accompagnate da una chitarra elettrica nervosa, e la conclusiva “Zorro”, brano inizialmente acustico che poi si libera nell’amalgama progressivo tipico dello stile dei Gran Torino. Un buon album, senza dubbio, con qualche imperfezione da limare nella composizione, ma che fa ben sperare per il futuro. Da ascoltare, non solamente per dare una chance ad una band italiana all’esordio, ma anche per apprezzare il risultato finale.
Che altro dire? Ah, si, la cover è di Mark Wilkinson… amen.
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Nicola Sulas
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