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GRAAL Legends never die Blood Rock Records / Black Widow 2011 ITA

Le leggende non muoiono mai: mai titolo fu mai così azzeccato per un genere musicale che si nutre e vive oggi più che mai con quello che è stato il mito musicale degli anni settanta.
La Bloodrock Records, piccola etichetta genovese distribuita dalla più blasonata Black Widow, sembra intraprendere la strada che con un discreto successo in Svezia ha intrapreso l’etichetta Transubstans, pubblicando gruppi che trasudano hard rock/prog anni 70. E’ la volta dei romani Graal, giunti con questo lavoro alla terza uscita, a proporci un disco che ad ogni ascolto acquista sempre più spessore.
I riferimenti musicali sono quelli classici di un certo hard rock: Uriah Heep, Thin Lizzy, Budgie, Rainbow su tutti, fino a toccare Kansas, Jethro Tull negli aspetti più progressivi e addirittura i Kiss (grazie soprattutto alla potente voce di Andrea Ciccomartino che assomiglia molto a quella di Paul Stanley ed è una vecchia conoscenza del mondo metal grazie alla sua militanza nelle ultime uscite dei romani AOR Rude e Galeno). Influenze che intelligentemente vengono miscelate nel susseguirsi dei brani riuscendo a non far cadere quasi mai l’attenzione dell’ascoltatore alternando brani più potenti e “facili” a brani più complessi.
Quella dei Graal è la tipica musica che ti piacerebbe (o almeno mi piacerebbe) ascoltare in qualche locale davanti a una bella bibita ghiacciata al posto della solita cover band che ti rifà il solito brano dei Led Zeppelin (magari fatto anche bene non è quello il punto) ma senza aggiungere niente di proprio. E sarebbe bello vedere la reazione di un pubblico abituato a certi brani (sarebbe bello dire certe sonorità… ma il concetto dalla base di una cover band appiattisce anche questa divisione) di fronte a brani come “Oceans tide”, ”Time to date” o “Winter song” che sicuramente riconoscerebbero come “propri” senza mai averli sentiti prima.
La preparazione musicale del gruppo è innegabile e viene fuori da tutte le dodici composizioni che compongono questo “Legends never die”: ottimo il lavoro alle chitarre di Francesco Zagarese e i tappeti alle testiere di Danilo Petrelli. Puntuale (ma non è una novità, vista la militanza in gruppi come IV Luna e Belladonna), la prestazione di Alex Giuliani alla batteria oltre a quella potente e ruvida alla voce del già citato Andrea Cicco Martino.
Se volessimo fare un accostamento sonoro a gruppi italiani attuali, viene quasi naturale quello con i bolognesi Ten Midnight anche partendo da territori musicali diversi. Fa comunque sempre piacere ascoltare musica da persone che sanno quello che fanno e non hanno paura a mettersi in gioco proponendo cose se non personali di sicuro originali.
Un disco che piacerà a parecchia gente.


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Antonio Piacentini

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