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GANDALF’S PROJECT |
Insights |
Mellow Records |
2011 |
ITA |
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Il fascino dei dischi realizzati in casa non ha pari. Quasi mai perfetti, spesso approssimativi o raffazzonati, anche adesso che la tecnologia consente quasi a chiunque di ritagliarsi i propri quaranta minuti (quando non si esagera) di gloria musicale grazie a un comunissimo computer portatile. E’ infatti ancora possibile riconoscere i segni del lavoro e della passione dietro ai software e al freddo nome di un file, perché a volte è proprio la tecnologia ad amplificare i difetti ed evidenziare i particolari che rendono unico un disco. “Insights” è un album fatto in casa, come precisato nel booklet, con tutti i pregi e i difetti del caso. Questi ultimi consistono in una produzione non eccezionale, in qualche rara imprecisione esecutiva e in una scelta non felice di alcuni suoni, soprattutto quelli della batteria elettronica, a volte piatti e inconsistenti o infelicemente programmati in alcune tracce che avrebbero beneficiato di una maggiore parsimonia ritmica. I pregi sono riassumibili nella spontaneità e nelle idee, che ci sono e sono buone, anche se in alcuni casi avrebbero avuto bisogno di uno sviluppo più compiuto. La musica è un mix strumentale dal suono di base molto melodico: “Insights” deve molto all’elettronica e all’ambient, come dimostrano le tracce iniziali “Grey rain” e “Immaginary landscape”, si concede poi contaminazioni tra suoni tribali ed esotici ed il rock (nella bella e varia “India’s secret”), con il minimalismo (“Flying”) e con una sorta di pop elettronico piacevole e di classe (“Stolen innocence”) che ricorda gli Art of Noise più melodici o alcuni lavori di Jean Michel Jarre. Qualche eco di Pink Floyd e Porcupine Tree affiora nei restanti brani, tutti costruiti per creare un’atmosfera a volte cinematografica, a volte pittorica, confermanti la validità delle idee di Marco Chiappini, mente guida dei Gandalf’s Project, che avrebbero meritato una realizzazione più accurata oppure semplicemente mezzi più adeguati. “Insights” è comunque un lavoro incoraggiante, che suona spontaneo e ruspante, e bisogna riconoscere che in esso si intravede la ricerca di una strada personale nella scrittura musicale e nell’esecuzione. Ci sono potenzialità e buoni margini di miglioramento, non resta che metterli in atto e continuare nella strada intrapresa.
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Nicola Sulas
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