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GRANDBELL |
The sun and the embryo |
P. R. W. |
1996 |
BRA |
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Mi capita per le mani, via Alberto, il primo album dei brasiliani GRANDBELL e rimango piacevolmente stupefatto dalla bellezza al primo ascolto di questo CD. Voglio subito dare i consueti riferimenti musicali: immaginate degli Yes quasi totalmente acustici ed avrete un ritratto abbastanza fedele... la voce di R. Jardim ricorda proprio Anderson con i dovuti limiti di estensione. I primi 4 pezzi sono uno più bello dell'altro, il flauto spesso impreziosisce trame semplici ma non banali. Direi che la peculiarità della loro musica è proprio questa: scorre via semplice, lineare, libera e perciò decisamente piacevole; mancano, gioia e/o dolori, quei tecnicismi talvolta esasperati che hanno spesso contraddistinto la band di Wakeman e soci. La title track ha un inizio mozzafiato per la gioia di tutti gli amanti del flauto e con la seguente "Victory in the gardenbell" ci ricorda a tratti certi Genesis, come se non bastasse. Il pezzo successivo "Spiral" è forse eccessivamente sdolcinato nel ritornello ma già presenta qualcosa di nuovo: è abbandonata l'acusticità della parte precedente dell'album per lasciar posto a qualcosa di leggermente più elettrico. Lo stesso vale per il pezzo successivo che ricorda in un certo qualmodo ABWH. A seguire, l'unico brano con testo in portoghese, con ripetuti omaggi ai Genesis. Chiude il CD l'ennesimo brano oltre gli 8 minuti (complessivamente siamo oltre i 70 minuti di musica) che è una bellissima ballata in stile...GRANDBELL! E finisce così anche il mio ennesimo ascolto di questo lavoro. Finisce anche la recensione ma io quasi quasi me lo riascolto tutto perché veramente questa è una musica di cui non ci si sazia mai.
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Emiliano Di Stasio
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