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“Grand Tour” è il nuovo e promettente progetto di Hew Montgomery fondatore degli Abel Ganz (cult band new prog degli anni '80). A lui si aggiungono il cantante Joe Cairney, il chitarrista Mark Spalding ed il batterista Bruce Levick (tutti membri dei Comedy of Errors, anche loro reduci degli anni '80, ma con due album molto belli di recente pubblicazione) a completare la formazione. Musicisti con un palese amore per i Genesis che ci dimostrano che si può ancora produrre con credibilità un certo tipo di sound senza per questo planare nella nostalgia. Anzi evidenziano proprio il contrario e danno un saggio ai tanti gruppi più giovani che il cosiddetto “new prog” si può ancora proporre con ottimi risultati senza stravolgerne i tratti distintivi. Quello che più colpisce nelle 8 composizioni (tra le quali un solo strumentale) è l'estrema omogeneità dei brani senza cadute di tono. Qualità, dunque, sempre piuttosto elevata con precisi e puntuali interventi solistici ora della chitarra di Spalding, ora delle tastiere di Montgomery, e ritmiche elaborate ed ariose dispensate con buona frequenza ed ispirazione. Molto bello, ad esempio, lo strumentale “Little Boy and the Fat Man” (le famigerate bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki), un continuo rincorrersi di situazioni nuove in cui, ora Montgomery, ora Spalding, con i rispettivi strumenti dominano la scena con tempestivi intermezzi melodici ben sostenuti da una granitica ritmica. Non sono da meno, con una preferenza per gli ultimi tre pezzi, i brani in cui la voce di Cairney fa da collante alla musica del gruppo. “On the radio” con l'inizio soffuso, il radioso intermezzo strumentale, l'apprezzabile assolo di synth, l'incantevole refrain, l'ottima interpretazione di Cairney, ne sono un eloquente esempio. Ancora meglio la title track con l'incisiva introduzione, le ritmiche spezzettate, un incantevole tappeto di tastiere, la chitarra a delineare le linee guida del brano. Non mancano ovviamente le aperture sinfoniche... insomma tutto molto conforme, rassicurante, vogliamo anche dire “prevedibile” ? Certo, volete anche il “sicuramente”? Ok. Allora “sicuramente prevedibile”, ma eseguito molto bene. E questo basta. “The grand tour part 2” chiude in bellezza l'album. Il gruppo si dimostra in gran forma e sforna con facilità momenti ricchi di pathos ed altri più rock, senza dimenticare romantiche chitarre e digressioni epico-sinfoniche nel pirotecnico finale. Un album, “Heavy on the beach”, piuttosto lungo (oltre 70 minuti) ma certamente convincente. Forse Montgomery non era più soddisfatto della direzione artistica degli Abel Ganz (l'album omonimo uscito lo scorso anno, che non vede Montgomery nella line-up, è validissimo, a nostro avviso, e molto diverso dai precedenti) e quindi “inventandosi” questa sorta di super-gruppo ha potuto dare libero sfogo alla sua creatività. Se “scommessa“ era, beh diciamo che è vinta. E alla grande anche. Chiaro dovete amare il genere....
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