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GENTLE KNIFE Gentle knife Baykal Records 2015 NOR

I Gentle Knife vengono dalla Norvegia e l’album omonimo, di recente pubblicazione, rappresenta il loro esordio. Fin qui niente di strano e clamoroso. Senonché, leggendo la line-up della band, ci accorgiamo che sono… in 10!! Ed altri tre artisti, a vario titolo, hanno collaborato a questa “opera prima”. Due cantanti (Melina Oz e Håkon Kavli), i classici basso, batteria, tastiere e chitarra (2…), ma anche flauto, sax, tromba ed un… paroliere…
Insomma, con un parco strumentisti così variegato, appare lecito aspettarsi colori e sfumature a profusione. Ed in effetti “Eventide” conferma queste previsioni. Un brano soffuso, dai tratti delicati, con l’alternarsi delle due voci maschile e femminile a renderlo ulteriormente affascinante. Valore aggiunto la presenza discreta di flauto, sax e tromba a conferire suggestioni crescenti. Anche se più movimentata “Our quiet footsteps” porta sempre con sé quel pizzico di vena malinconica che comunque risulta intrigante. Splendido, quasi sul finale, il crescendo ritmico in cui si inserisce il nervoso sax di Thomas Hylland Eriksen. E qualche rimando ai Crimson del periodo “Islands” non è poi così fuori luogo… fatte le debite proporzioni ovviamente. Meno avventurosa, ma molto raffinata e crepuscolare “Remnants of Pride” con begli incastri vocali del duo Oz/Kavli. “Beneath the waning moon” è uno magnifico affresco strumentale soffice e rarefatto che ci porta alla title track. “The gentle knife” ha importanti incursioni sinfoniche con grande spazio lasciato alle tastiere di Pål Bjørseth ed alla chitarra elettrica a volte un poco in disparte nei brani precedenti. Non mancano le rifiniture di sax e tromba a meglio definire il “mood” del pezzo. Altro strumentale “Epilogue: Locus amoenus”, forse un po’ tirato per le lunghe ed eccessivamente minimalista, malgrado conservi quel fascino malinconico tra chitarre acustiche, tappeti di tastiere ed ancora sax e flauto. Finale più deciso ed incalzante con l’excursus jazz-rock di “Coda: impetus”. L’album è nel complesso interessante e stimolante anche se un po’ in calando col succedersi dei brani. Inoltre manca talvolta quel bagliore che possa elevarlo ulteriormente, tanto da poter generare sentimenti contrastanti nell’ascoltatore. Chi lo considererà un ricercato, ma, comunque perfettibile sound, con gradevole voce femminile ed eleganti trame strumentali, chi invece un opaco tentativo non (ancora? ) riuscito di creare qualcosa di sufficientemente personale ed originale. Probabilmente, come in molti casi, la verità si pone nel mezzo. Per quel che ci riguarda lo promuoviamo con qualche piccola riserva.



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Valentino Butti

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