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GALLILEOUS |
Stereotrip |
Musicom |
2017 |
POL |
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Magari qualcuno tenterà pure per spacciarlo sotto forma di hard-prog (termine con cui si inserisce in ambito progressive praticamente di tutto), ma quanto proposto dal gruppo polacco è stoner. Punto e basta. Probabilmente ci sarà anche un tentativo di creare “cosmicità” e quindi – nel rispettivo settore di competenza – qualcuno degli addetti ai lavori se ne uscirà con terminologie improbabili tipo stoner progressivo, ma qui si sta andando davvero oltre ogni logica. Inoltre, il tendere dichiaratamente verso lo spazio porta molti gruppi a creare ancora più caos sonoro, effetto voluto e ricreato anche da nomi illustri come gli Acid Mothers Temple, che comunque presentano molte più affinità con la psichedelia. Beh, i Gallileous – che fin dal nome si ispirano al famoso astronomo italiano Galileo Galilei e che nei loro testi trattano proprio di astronomia – hanno anche un passato nel doom funereo e questo risulta un aspetto ancora oggi riconoscibile. Risulta sicuramente più corretta la definizione di cosmic doom per questo loro quinto album e se ciò vuol dire comunque “progressivizzare”… beh… tutti proveranno a farsene una ragione. Almeno fino a quando le case discografiche tenteranno di smerciare i propri gruppi soprattutto per ciò che in realtà non sono. Magari le prime battute potevano far pensare ad un’apertura verso qualcosa di differente, ma non è così. Non ci sono nemmeno assoli memorabili su cui poter creare strutture inusuali, fatta eccezione per “Born Into Space” e “The Sound Of The Stereo Sun” (col suo fare cadenzato forse è la migliore), peraltro eseguiti dall’ospite denominato Azar. Qualcosa si poteva intravedere nella conclusiva title-track, ma ci si è fermati prima di partire.
Per gli amanti del genere è comunque un album consigliato, perché oggettivamente inusuale rispetto ai soliti standard. Soprattutto per la vocalist Anna Pawlus-Szczypior, che con la sua tonalità mascolina ben si inserisce nella narrazione di tematiche sull’universo. Non c’è praticamente altro da aggiungere.
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Michele Merenda
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