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KEVIN GODLEY |
Muscle memory |
The State51 Conspiracy |
2020 |
UK |
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Kevin Godley è noto per i suoi trascorsi con 10cc e Godley & Creme, ma solo nel 2020 giunge alla realizzazione di un album solista. L’idea per “Muscle memory” nasce qualche anno fa, quando a Kevin vengono inviati due pezzi strumentali da due sconosciuti con la richiesta di scrivere le melodie e i testi per completarli. Non avendo mai lavorato in questo modo ed incuriosito da questa possibilità, nel luglio del 2017, sul sito PledgeMusic richiede pubblicamente che gli interessati gli mandino dei brani su cui lavorare e ne riceve ben 286. Senza guardare i mittenti, per non essere influenzato eventualmente da nomi conosciuti, ne sceglie undici che vanno a delineare l’album. Tuttavia il fallimento della PledgeMusic comporta uno slittamento dell’operazione, portata avanti grazie all’interessa della State52 Conspiracy. A partire dal 16 luglio 2020 ogni due settimane una traccia del cd viene resa disponibile, fino ad arrivare all’ultima, il 3 dicembre, data in cui “Muscle memory” vede ufficialmente la luce. Inevitabilmente si tratta di un lavoro piuttosto variegato i cui temi scelti da Godley sono incentrati su dinamiche di attualità, passando dal razzismo alla regolamentazione delle armi da fuoco, dai disordini sociali a problemi legati al mondo politico. Per lo più i brani sono incentrati su un pop a volte elegante e malinconico (“The ghosts of the living”, “5 minutes alone”, “One day”, “Bulletholes in the sky”), a volte caratterizzato da basi ritmiche ossessive (“The bang band theory”, “Cut to the cat”), ma sempre con una discreta componente elettronica. Il pezzo forte appare “Song of hate”, scritta da Gotye, immediata, ma ben costruita, con il suo andamento accattivante, le belle linee melodiche ed un ritornello che cattura. Oltre quest’ultima canzone, i momenti migliori appaiono quelli nei quali si intravede qualcosa di più stravagante, come avviene nello stralunato opener “Expecting a message”, corredato da voce robotica, nell’intimista “Hit the street”, in “All bones are white”, che ha qualcosa che rimanda a David Sylvian e nei tratti folk-rock di “Periscope”. L’esperienza ed il mestiere che il nostro ha accumulato nel corso dei numerosi anni di carriera ed il calore che riesce a trasmettere con la sua voce si avvertono per tutti i cinquantatré minuti di “Muscle memory”, che, tra l’altro, è prodotto e registrato benissimo. Come nei suoi trascorsi nei gruppi che lo hanno reso famoso, Godley si cimenta, quindi, in un pop-rock di classe, realizzando un album sicuramente interessante in questo ambito.
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Peppe Di Spirito
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