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GRANDVAL Eau / feu Vallis Lupi 2022 FRA

Con la sigla Grandval agisce già dal 2015 il polistrumentista Henri Vaugrand, che dopo la realizzazione di un primo album conosce e lega a questo progetto un altro musicista, Olivier Bonneau. “Eau / feu” conclude una trilogia sugli elementi, con poco più di tre quarti d’ora di musica e sei composizioni ben costruite che viaggiano tra i cinque e i dieci minuti (più un’introduzione di breve durata). Per l’occasione dietro le pelli troviamo il nuovo collaboratore Jean-Baptiste Itier, alle armonie vocali in due brani c’è Elodie Saugues, mentre un vecchio compagno d’avventura di Vaugrand, Jean-Pierre Louveton, noto alle cronache dei più attenti appassionati prog per la sua militanza nei Nemo e per la carriera solista a nome JPL, è presente in tre tracce con le sue chitarre e si occupa del missaggio e della masterizzazione. In “Eau / feu” siamo di fronte ad un album di tipico rock sinfonico alla francese, che presenta tutte le caratteristiche storiche del genere. C’è il più classico abbinamento drammaticità/teatralità, derivante soprattutto da uno stile di canto (ovviamente in madrelingua) abbastanza enfatico; ci sono quelle soluzioni strumentali sonore maestose, con tastiere solenni e chitarra che alterna eleganza e acidità; ci sono momenti di melodie ariose e cariche di feeling; ci sono gli immancabili cambi di tempo e di atmosfera. Insomma quell’indirizzo stilistico nato negli anni ’70 con Ange e Mona Lisa e ripreso una ventina d’anni dopo da Versailles e Naos è facilmente individuabile ascoltando le note dei Grandval. Non siamo esattamente di fronte ad un’imitazione pedissequa, visto che si prova a diversificare un po’ la proposta con qualche suono più moderno, qualche momento chitarristico un po’ ruvido sparso qua e là e senza disdegnare qualche soluzione più “anglofona” con piccole strizzatine d’occhio ai Genesis, agli Yes e ai Pink Floyd d’annata. La registrazione troppo pomposa non rende sempre giustizia a composizioni ben costruite, le cui dinamiche perdono inevitabilmente qualcosina. A parte questo sono comunque più le note positive da segnalare, in un disco che scorre bene, in cui il virtuosismo non è mai esasperato ed è messo al servizio di brani abilmente composti e arrangiati, che rivelano passaggi e finezze intriganti in più occasioni, grazie al talento degli esecutori. Certo non possiamo proprio scomodare la parola “capolavoro” per “Eau / feu”, ma ci sentiamo di dire che l’album risulta decisamente piacevole, a patto che si vada d’accordo con il prog sinfonico francese.



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Peppe Di Spirito

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