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Che Dan Bornemark (voce, tastiere e chitarra acustica) sia un grandissimo fan dei Gentle Giant lo devono sapere ormai anche i sassi. Lo ha dimostrato concretamente curando l’uscita di due raccolte di inediti dell’amato gruppo inglese (“Scraping the Barrel” e “Under Construction”) e lo manifesta chiaramente con questo progetto che ha tenuto in gestazione, pare, per ben 17 anni e al quale prendono parte diversi bravi musicisti che vale la pena elencare: Björn Claeson (flauto e sassofono), Bengt Baadtoft Johnson (batteria), Hjördis Bornemark, Helena Josefsson e Signe Bornemark alla voce e Niklas Ekelund alla chitarra.
Che Dan conoscesse i Gentle Giant come le sue tasche lo immaginavamo ma non era assolutamente scontato che questo musicista, la cui altra passione è rappresentata dalla musica per l’infanzia, riuscisse a convogliare questo modello molto ingombrante in uno stile che, seppure farcito di citazioni abbastanza puntuali, non ne è una semplice clonazione. Semmai è proprio questa profonda conoscenza, secondo me, che permette a Dan di giocare e rielaborare idee e stili che tutti noi abbiamo ben presenti in modo personale ed assolutamente non scontato.
Il risultato potrebbe ricordarmi piuttosto qualcosa di americano nella stessa vena di Spock’s Beard o Neal Morse per l’affabilità della formula e la lucentezza di suoni che non si sforzano affatto di essere vintage. Anche quando vengono riproposte delle formule che richiamano i celebri giochi di parole ed i madrigali tipici del gruppo inglese (come in “Time in Your Face”), questi vengono diluiti in una formula rielaborata e brillante che non lascia assolutamente dubbi sul modello ma che al tempo stesso se ne discosta. Alcuni episodi sono felicemente riusciti: è difficile non rimanere impressionati dalla title track, posta subito in apertura a stuzzicare le nostre orecchie e la nostra fantasia, con suoni, voci e colori. Fra le corde della chitarra si percepisce forse “Advent of Panurge” ma i cori che si sovrappongono e accavallano sono moderni e stilisticamente molto diversi, con nuance soft fusion su cui imperversano continui déjà vu. Non vi aspettate però fuochi d’artificio ed arrangiamenti intricati. Il cantato ha spesso un sapore pop e scorre lungo sentieri musicali per buona parte lineari, almeno fino a quando Dan non si ricorda dei Gentle Giant aggiungendo un po’ di pepe ad una ricetta all’apparenza abbastanza ordinaria. Come può avvenire in “Walking The Dog”, affabile, edulcorata ma dirottata di quando in quando lungo sentieri tortuosi per poi riprendere comodamente la strada maestra. Esemplifica benissimo l’anima eclettica del gruppo la buffa “The Cow” in cui interviene Helena Josefsson nel ruolo di voce solista. Se a tratti pare quasi di ascoltare i Police improvvisamente il brano si trasforma in una sorta di colorato musical. Molto variegata con un effetto finale tipo minestrone è la conclusiva “Time in Your Face” che mi fa pensare a quando si è in cerca di una stazione radio e si cambia continuamente frequenza attraversando casualmente canzoni diverse, più o meno belle o interessanti.
Nel complesso trovo questo album decisamente gradevole e divertente, e cito fra i brani più riusciti “Xcuse Me” e la movimentata “Suit Yourself”, ma avrei gradito un po’ più di compattezza ed una minore dispersione delle idee. Non è facile per un fan dei Gentle Giant accontentare i fan dei Gentle Giant ma di questo Dan credo sia consapevole ed è per questo che mi aspetto di più in futuro, sperando di non dover aspettare altri 17 anni.



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Jessica Attene

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