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GETŠEMANE Viimaa Svart Records 2022 FIN

L’incipit “Taustamusiikkia matelijoille”, e cioè musica di sottofondo per rettili, sembra promettere esperienze di ascolto assolutamente non convenzionali. In realtà questo piccolo scampolo di free jazz dai riflessi psichedelici serve soltanto a scaldare i motori e a condurci all’interno di un album diretto e granitico, costruito su una solida struttura di matrice hard blues ma interessante per alcune contaminazioni che ci portano verso nomi classici del Prog d’annata finlandese come Haikara, Tabula Rasa o Tasavallan Presidentti nella loro versione più sanguigna.
Il gruppo, nato nella periferia di Tampere nel 2009, è alla sua seconda esperienza in studio, giunta dopo un esordio eponimo che risale ormai al 2015. “Varma Kuolema”, brano il cui titolo in italiano corrisponde alla poco rassicurante espressione “morte certa”, è un ottimo biglietto da visita. Le sonorità sono ruvide e pastose, rese lucenti da eleganti spruzzate di Rhodes, e la voce del bassista e cantante Juha Pekuri è potente e in grado di cavalcare con grande disinvoltura i riff della chitarra di Sami Koivisto, mentre il sax di Sami Sippola, abile agitatore, contribuisce a creare suggestioni inconfondibilmente Crimsoniane. La chitarra è ancora protagonista di lunghi assoli nella successiva “Viimaa” e danza letteralmente assieme al sax seguendo il ritmo serpeggiante delle congas domate dall’ospite Timi Härkönen. L’organo Hammond, suonato da un altro ospite, Kusti Vuorinen, ammorbidisce le onde d’urto di un sound vivace e dirompente, offrendo inebrianti fragranze psichedeliche. L’impatto di queste tracce è davvero live-oriented e fatto per coinvolgere il pubblico in modo diretto, come dimostrato da un canto che spesso è urlato e lanciato e da uno stile che, seppure a tratti sofisticato, come la jazzy “Unissakävelij” può testimoniare, non si perde assolutamente in sottigliezze.
Di ben altro spessore si configura la suite conclusiva, un lungo brano di circa 13 minuti strutturato in due parti e intitolato “Lemminkäisen Temppeli” e cioè “Il tempio di Lemminkäisen”, in riferimento a uno dei grandi eroi del Kalevala. La musica assume qui una maggiore complessità con intermezzi spirituali e meditativi che si contrappongono a sequenze più dirette e battagliere, in un mix che si eleva rispetto agli standard di un’opera nel complesso godibile ma a tratti piuttosto essenziale.
Il gruppo ci offre in sostanza una formula ben consolidata e realizzata con grande cura ma priva tuttavia di grosse sorprese, sebbene in più occasioni possa invece sembrare disposto ad osare di più. La nostalgia del passato è spesso uno stimolo efficace per creare qualcosa di davvero entusiasmante ma se non si è abili nel saperla sfruttare al meglio può rivelarsi purtroppo una trappola insidiosa. Per il futuro mi aspetto un disco più audace che sappia valorizzare al meglio le grandi qualità di questo gruppo che ci consegna al momento un compito comunque ben fatto, diretto e fruibile.



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Jessica Attene

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