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GONG |
Unending ascending |
KScope |
2023 |
UK |
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Ne avevamo già parlato e ora lo confermiamo più che mai. Il passaggio del testimone da Daevid Allen a Kavus Torabi per portare avanti la gloriosa sigla Gong continua a dare buoni frutti e a dimostrare che la scelta è stata perfetta. È vero che non c’è più nessuno dei membri storici della band, ma il percorso prosegue e sia in studio che dal vivo continua a dare frutti gustosi. Sembra che sia avvenuto tutto con tale naturalezza, che si avverte pienamente la continuità del progetto, anche se Torabi è riuscito a dare una sua impronta forte. Il disco presentato nel 2023 si intitola “Unending ascending” e conferma una line-up che vede il fiatista Ian East, il chitarrista Fabio Golfetti, il batterista Cheb Nettles e il bassista Dave Sturt, insieme al citato Torabi, impegnato al canto e alla chitarra. Con il vinile tornato di moda, gli album tendono ad essere nuovamente più concisi e “Unending ascending” non fa eccezione con i suoi quaranta minuti di durata. Si parte con una nuova suite che occupa l’intero lato A del vinile e che è suddivisa in quattro sezioni (e quattro tracce sul cd). La prima è “Tiny galaxes”, caratterizzata da un rock psichedelico e stralunato erede dei primissimi Pink Floyd; poi si passa all’hard-space-rock abrasivo e trascinante di “My guitar is a spaceship”, con il quale Torabi e compagni mandano “amore dal Pianeta Gong” su ritmi aggressivi e trascinanti sfuriate di chitarra e sax. Si cambia registro con un lungo passaggio più pacato e ipnotico, rappresentato dall’invocazione ambient/cosmica/trascendente di “Ship of Ishtar”, mentre le melodie sghembe di “O. Arcturus!” rievocano un passato mai dimenticato e portano a conclusione questa prima parte dell’album. Coordinate non dissimili sul lato B, che parte con il rock tirato di “All clocks reset”; a seguire, un’intrigante “Choose your godes”, che alterna spinte potentissime, quasi heavy, a pause più riflessive, il nuovo episodio d’atmosfera “Lunar invocation” ed il finale ipnotico e cadenzato di “Asleep do we lay”. A guidare le danze sono le chitarre elettriche a volte acide, a volte ipnotiche, mentre il sax si inserisce sempre alla perfezione con le sue urla lancinanti. La sezione ritmica è un motore che detta i giri con classe, alternando sfuriate veloci e passaggi pacati ed eleganti a seconda dell’andamento dei brani. Forse quei momenti più meditativi si prolungano un po’ troppo, ma i Gong regalano emozioni non scontate anche questa volta. “Ascending ascension” è un altro ottimo lavoro ed è il classico album da assimilare con ascolti ripetuti e che cresce piano, man mano che se ne colgono le varie sfumature. Non fermatevi a delle prime distratte impressioni, perché le carte che gioca la band sono tante e meritano attenzione. L’epopea del Pianeta Gong continua. E continua nel migliore dei modi. È una nuova vita che convince, che è portata avanti da un gruppo affiatato e che anche in questo nuovo episodio discografico mostra ottime idee e propone grande musica.
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Peppe Di Spirito
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