Home
 
HUNE De l'autre côté du monde autoprod. 2009 CAN

A parte qualche segnalazione isolata in giro per la rete, non mi sembra che si sia parlato di questo esordio discografico, realizzato da un ignoto gruppo del Quebec. Tutto quello che fuoriesce dai classici canali di informazione e dal catalogo delle solite label rischia di perdersi nel marasma delle uscite discografiche, anche se si tratta di un album ben fatto come questo che potrebbe fare la gioia di diversi appassionati. Complice di questa situazione è anche la band che non ha un sito ma possiede solo uno spazio MySpace molto avido di note biografiche ed informazioni. Gli Hune ci propongono 5 tracce, disposte in ordine decrescente di lunghezza, che partono dal minutaggio di circa 24 minuti della prima traccia, "De l'autre côté du monde", e si chiudono con i 5 minuti dell'ultimo brano, "Mission en mer". Siamo nella sfera del Progressive Rock di matrice sinfonica, con ampi riferimenti alla scena del Quebec e al Prog francese, costellato però da tante infiltrazioni stilistiche anglofone. Sicuramente si tratta di un album molto eclettico, scandito da ampissimi momenti strumentali, lirici e sinfonici, con brevi momenti cantati, ovviamente in francese. I più alti momenti sinfonici, soprattutto quelli in cui prevale il cantato, ricordano i connazionali Harmonium ma le virate stilistiche e gli ingredienti sono molti. "Citadelle" ad esempio mi ricorda qualcosa dei Pulsar, con i suoi delicati echi Floydiani e la sua graziosa sinfonicità. Non si tratta comunque di reminiscenze nette ma di un insieme di sensazioni che convivono in maniera più o meno armoniosa. I suoni delle tastiere oscillano fra il vintage ed il moderno, con esplosioni di Moog e raffiche di suoni che possono ricordare i modi degli Spock's Beard o qualcosa di addirittura più affilato e potente. In generale non mancano i virtuosismi con tanti assoli incrociati di tastiere e chitarre ma il senso per la melodia è sempre ben presente, anche nelle fasi in cui si gioca su passaggi di ritmo più complessi e funambolismi vari. Il materiale non manca di certo e si può affermare sicuramente che questo disco è un'uscita tutto sommato interessante che riuscirà a ricavarsi una discreta fetta di estimatori. Mi permetto comunque di dire che nel complesso l'album mi sembra un po' troppo confusionario e meriterebbe forse una stesura più razionale. Troppe sono le variazioni, troppi i riferimenti che balenano alla mente, troppi i cambiamenti in cui si rischia di lasciare indietro l'ascoltatore, con il pericolo che prevalga infine l'effetto minestrone sulla bontà delle singole idee che troviamo disseminate nel corso dell'ascolto. Il gruppo ha infilato in queste canzoni probabilmente tutte le idee che aveva a propria disposizione e in molti episodi avrebbe forse fatto meglio a trattenere la sua foga creativa. Si tratta comunque di errori che in un esordio possiamo pure comprendere e perdonare e che la band sarà sicuramente in grado di eliminare in una seconda prova che mi aspetto meno acerba di questa.


Bookmark and Share
 

Jessica Attene

Italian
English