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LE HIBOU Scrivere il cielo autoprod. 2010 ITA

Attivi da quattro anni, i Le Hibou giungono al debutto discografico con “Scrivere il cielo”, puntando su un rock lunatico e un po’ fuori dagli schemi e trasmesso anche grazie alla collaborazione con lo scrittore Renato Spaventa, che ha curato i testi. Il gruppo è formato da Simone Napolitano (chitarra e voce), Azzurra Suraci (piano, tastiere e voce), Simone Grasso (basso) e Andrea Mellace (percussioni) e mostra con questo lavoro di sapere il fatto suo, evidenziando subito una forte personalità. Nonostante ci sia una forte ispirazione derivante da certo rock di fine anni ’60 (hanno voluto mettere un indizio con quel retro copertina che fa pensare ad “Ummagumma” dei Pink Floyd?), la band riesce a mescolare bene le influenze, unendoci un certo calore mediterraneo e creando curiose melodie. Anche all’ascolto, tutto sembra spingere verso una ricerca di sonorità vintage, proposte con gusto e trasporto. Il canto femminile si alterna col maschile, la chitarra e le tastiere creano scenari sonori bizzarri e i loro momenti solistici risultano sempre sobri ed efficaci, evitando quei tecnicismi che sarebbero stati completamente fuori luogo in un disco del genere. Tra un “Overture” fatta di rumori domestici e una “Underture” in cui si ascoltano voci e strumenti al contrario, accelerati e campionamenti vari sono racchiusi sette brani. “Allucinazione reale” è inizialmente una lenta e ipnotica danza psichedelica, pronta poi a virare su sentieri di rock acido non distanti dai classici Jefferson Airplaine. “Primo movimento” è un brano a due voci, recitato, con sottofondo in cui su ritmi lenti piano e tastiere cesellano finemente creando scenari dal sapore floydiano. Nei due brani intitolati “Incontro” si punta su un rock nuovamente intriso di psichedelia e non mancano strappi continui e cambi di atmosfera, con melodie un po’ strampalate che colpiscono positivamente. Sogni sonori allucinati, invece, in “Il ciclo incredibile della vita” e nella breve e nevrotica strumentale “Scrivere il cielo”. Il blues allucinato “Nell’attesa dell’alba”, invece, fa capire che i musicisti hanno ascoltato bene un certo Jimi Hendrix, che sembrano addirittura spingere verso un improbabile duetto con Rino Gaetano, quando ripetono “Non reggo più”. I Le Hibou mostrano quindi di avere le idee chiare e pur partendo da spunti e timbri discendenti da un passato lontano evitano di inciampare in quegli errori che potevano consistere in ripetizioni pedisseque, banalità varie e kitsch e offrono, così, un esordio già maturo che può deliziare gli amanti della psichedelia.


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Peppe Di Spirito

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