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GREGA HABIČ Open heart surgery Nostromo Records 2011 SLO

Quarta uscita per il guitar-hero sloveno Grega Habič, che come per le passate pubblicazioni suona e/o programma tutti gli strumenti, avvalendosi comunque di alcuni ospiti.
Col passare degli ascolti appare chiaro che Habič ha di proposito inserito un melange di stili all’interno dei propri pezzi, risultando però nettamente migliore quando l’approccio vira a contenuti come quelli di “Alyx” (probabilmente la migliore dell’intero album), una metal fusion dal valore davvero notevole. Probabilmente risulta questa la migliore dimensione attuale del chitarrista in esame, che in tal senso fa belle cose anche in “Tunnel Lights” e “Marionette”, menzionando anche le belle svisate di “Alchemist”. Quando invece insiste su riff pesanti, diventa un po’ più scontato. Per fortuna le contaminazioni con il variegato ed ampio mondo fusion sono parecchio frequenti, quindi l’ascolto procede sempre con un certo interesse, come ad esempio accade nella lenta ed atmosferica “Mirror”.
Da segnalare, inoltre, “Irreversible Damage”, dove la chitarra elettrica si intreccia con quella acustica di Glenn Snelwar (Gordian Knot, At War With Self), oltre a “2 L8 4 Tears” e “Fighting the Undertow”, con le interessanti vocals di Jesse Adams, presente anche come polistrumentista in altri brani.
Grega Habič non è più spettacolare di tanti suoi colleghi, ma allo stesso tempo denota uno stile che non ne ricorda nessuno in particolare, evidenziando così una certa originalità. E nel settore delle sei corde, dove da tempo gli schemi sembrano ormai definitivamente consolidati, non è affatto poco.



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Michele Merenda

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