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DEMIAN HEUKE Treumal autoprod. 2014 GER

Che in questo momento ci fosse un buon numero di guitar-heroes in Germania lo si era capito ascoltando i due album di Adrian Weiss, il quale ospitava numerosi colleghi che si producevano in vari assoli, raccomandandone poi i rispettivi lavori solisti. Uno di questi è proprio Demian Heuke, che anzi risulta essere molto vicino a Weiss, in quanto funge anche da seconda chitarra nelle performance della Adrian Weiss Band. Dal canto suo, il chitarrista di Dusseldorf ricambia la cortesia suonando un buon assolo su “This Is Now”, seconda traccia del debutto preso in esame. Heuke – tra le altre cose, maggior songwriter dei These Are The Days – esordisce facendosi forte dell’appoggio di altri due musicisti che orbitano sempre attorno a Weiss, cioè il batterista Lars Zehner (in forma smagliante, fin dalle prime battute!) ed il bassista/produttore dal misterioso psuedonimo mf-c, pubblicamente ringraziato per l’ottimo lavoro svolto. “Treumal” si fa ascoltare piacevolmente, soprattutto da chi ancora oggi apprezza il fenomeno che esplose negli eighties e che poi venne additato come emblema della vuota opulenza musicale di quegli anni, non tenendo conto che in quel fascio mandato così in fretta al rogo vi erano anche ottimi musicisti dotati di idee tutt’altro da disprezzare.
E così Demian chiama a sua volta altri amici chitarristi per arricchire le composizioni, come nell’iniziale e simil-neoclassica “30 Ballons”, dove compaiono Jan Pelser e soprattutto Dennis Hormes. Quello maggiormente coinvolto in questa uscita risulta Christoph Kaczmarcyk, ritenuto come un vero e proprio maestro, grazie al quale, in passato, ci si era prodotti in jam chitarristiche senza fine. Su “Alive” l’approccio è decisamente bluesy, mentre diventa decisamente metal su “Iced Kingdom” e sui due assoli di “Astronomy”, dove vi sono alcuni rimandi allo speed metal dal sapore esotico del primo Marty Friedman. Spazio anche a Misha Lenz, che per lungo tempo è stato il partner nel duo acustico proprio con Demian, il quale si esprime da vero shredder nella seconda parte di “Diminshed Wind”, preceduta saggiamente dal minuto “Just Breathing” che per l’appunto fa tirare un attimo il fiato.
Vi sono poi i pezzi suonati completamente in solitaria che risultano molto gradevoli, come “Jimmy” e “Funky Valentine” (belle le ritmiche del basso) che in un modo o nell’altro devono qualcosa all’impostazione chitarristica nata a partire da Joe Satriani. C’è la meditativa title-track, con un ottimo e costante lavoro alla batteria ben intersecato dagli interventi del basso. Da riportare che quest’ultimo strumento viene suonato in modo eccellente da mf-c soprattutto nella fase solista di “Suffering”.
Il debutto di Demian Heuke si mostra come un insieme di licks chitarristici basati soprattutto sulla tecnica del legato, che a primo acchito si fa ascoltare con divertimento, suscitando sicuramente il piacere dei neofiti. Solo che alla lunga viene il dubbio che si tratti di esercizi messi insieme a bella posta, per fare effetto sull’ascoltatore. La bravura c’è e per cominciare va anche bene, rimanendo nel campo in cui al momento si opera. Per il seguito, comunque, non avrebbe molto senso proseguire sulla stessa strada; molto meglio prendersi un po’ di tempo ed elaborare ulteriormente l’aspetto compositivo.


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Michele Merenda

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