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RUDOLF HEIMANN Die unendlichkeit des augenblicks Spheric Music 2019 GER

Non saprei se definire quest'ultimo lavoro di Rudolf Heimann "Die Unendlichkeit Des Augenblicks" come il suo capolavoro personale, sicuramente fino ad oggi è l'opera più ambiziosa di una serie di dischi realizzati a partire dall'inizio degli anni novanta, con un ritorno piuttosto prolifico ed intenso nell'ultimi anni fino ad arrivare ad oggi supportato ancora dalla Spheric Music, e recentemente anche dalla MellowJet Records e Syngate Wave per "Polychronos" e "Tiefenrausch", comunque sempre label rigorosamente orientate alla musica elettronica.
"Die Unendlichkeit Des Augenblicks" da una parte cerca di rielaborare un po’ tutte le principali fonti di ispirazione di Heimann, ci troviamo di fronte quindi ad un lavoro alquanto eterogeneo, dall'altra le composizioni rafforzano l'idea di uno Heimann compositore maturo la cui musica va in profondità, oltre la semplice patina del prodotto "di genere"; la musica viene strutturata come un concept attraverso il quale si elaborano i grandi quesiti dell'umanità sul tempo, spazio, l'idea dell'infinito ed in particolare sul concetto e sull'esistenza dell'essenza del divino.
Nelle prime sei composizioni Rudolf Heimann mantiene in parte la propria adesione ai Tangerine Dream, con interessanti variazioni neoclassiche e decadenti, malinconiche riflessioni in musica sullo scorrere inesorabile del tempo: in "Wem Die Stunde Schlägt" un cello tratteggia melodie crepuscolari su uno sfondo di lontane ed eteree voci femminili, mentre il solenne organo da chiesa di "Ad Infinitum" evoca atmosfere liturgiche e meditative con una suggestiva corale, a sottolineare l'intensità del momento ed insieme una contemplazione ideale dell'infinito dello spazio e del tempo in cui siamo comunque immersi senza rendercene pienamente conto. In "Monolith" Heimann riscopre il progressive kraut rock di Novalis e Hoelderlin, l'organo da chiesa lascia spazio ad uno Hammond ed entra in gioco una sezione ritmica, il clima è tipico del rock sinfonico più visionario, musica più facilmente riconoscibile sebbene le nebbie del tempo non vogliano diradarsi ed il clima è sempre introspettivo e lievemente allucinato, almeno fino a quando ritroviamo i più tradizionali arpeggi di sequencer in "Vanitas", un altro brano che mantiene il linguaggio del progressive rock anche se in chiave decisamente più elettronica, con ritmica cadenzata ed arrangiamenti che intersecano classicismo da camera ed interventi solistici elettrici, un passaggio importante che ci porta al momento più esplicitamente votato alla musica classica, "Niemand Kennt Zeit Noch Stunde", un movimento orchestrale che riecheggia l'austerità del Klaus Schulze cameristico di "X" e l'intensità drammatica del Philip Glass sinfonico. Si stempera la tensione invece con "Ewigkeit" gradevole brano arioso vicino alla new age dei Tangerine Dream più commerciali, quasi un momento di rilassamento generale per introdurre la grande composizione che dà titolo al disco, "Die Unendlichkeit Des Augenblicks", ovvero 37 minuti di narrazione del "Discorso Del Cristo Morto" nello "Siebenkäs" di Jean Paul Richter, in bilico tra teatro e audiolibro dei più sofisticati, rigorosamente in tedesco, con lettura eseguita mediante la performance vocale di Roland Paroth. Musicalmente si raggiunge probabilmente il climax di questo cd, si evocano paesaggi desolati e minimali in un susseguirsi di sofisticata ambient music arcana, retaggi di musica contemporanea (Penderecki) e di kosmische musik: ascolto arduo ma coinvolgente nel dare forma musicale a tematiche ancora oggi tutt'altro che banali...
Peccato per l'inserto minimale della copertina, giusto le note essenziali sulla registrazione del cd: data la natura ambiziosa del lavoro di Heimann sarebbe stata più che opportuna un'approfondita introduzione al disco ed alle sue tematiche... Rimane quindi la musica, da apprezzare e lodare in tutti i suoi molteplici dettagli anche nei passaggi più criptici ed ostici.



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Giovanni Carta

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