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IVANHOE Visions... WMMS 1994 GER

Una bella copertina evocante un po' Dalì mi introduce ad uno dei più bei lavori che mi sia capitato di sentire quest'anno. Sto parlando dell'album d'esordio dei tedeschi IVANHOE, prodotti dall'ormai noto, P. Wustmann. Ma per chiarire subito quale tipo di musica sfornano gli IVANHOE, direi che è pesante l'influenza di Dream Theater e Queensr˙che. Avrete perciò capito che si tratta di famigerato metal-prog e di conseguenza attenzione al volume quando ci sono anziani e bambini nei paraggi! Tra i musicisti, tutti di discreto livello, spicca il cantante Andy Franck la cui voce raggiunge prestazioni alla La Brie come ampiezza, mentre la timbrica ricorda Geoff Tate. Ho avuto occasione di ascoltare la band dal vivo e riascoltando ora il CD mi rendo conto di come essi siano molto più progressivi di quanto possa sembrare ad un ascolto distratto. Ma parliamo un po' dei brani: "Visions..", "Deeper ground" e "Left alone" collocano distintamente la band all'interno del filone metal-prog di cui parlavo e preparano il terreno per il primo gioiello: "Fallen reasons" è un bel crescendo in cui voce chitarra e tastiere gareggiano per rubare l'attenzione dell'ascoltatore. "Miracles...." è un pezzo di hard rock progressivo molto sostenuto. Segue "Eternal lights", il brano lento e romantico dell'album; nel ritornello, che è di quelli che rimangono in testa per qualche giorno, la voce di Franck raggiunge note da capogiro. Si ritorna al metallo puro con "Written in stone" e "Wait": i vicini di casa potrebbero anche farsi sentire. Ma non lasciate ogni speranza, voi che avete comprato il CD, arriva la bella "Into the realm of unknown": inizio con chitarra arpeggiata, voce darkeggiante e poi via di corsa la musica ci trascina verso il reame dello sconosciuto. Il pezzo seguente "Rebellion and indecision" è tra i meglio arrangiati, ma la voce di Franck contribuisce inequivocabilmente a dare un'impronta metal al sound della band. Gira e rigira siamo sempre lì: chi ama sonorità ai confini dello heavy metal troverà in questo lavoro un piccolo gioiello, per gli altri, mah... meglio lasciar perdere.

 

Emiliano Di Stasio

Collegamenti ad altre recensioni

IVANHOE Symbols of time 1995 
IVANHOE Paralized 1997 

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