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INDEX Identidade Rock Symphony/Musea 2004 BRA

Giunta al suo terzo album, la band di Jones Junior (chitarra e flauto), membro fondatore dei Quaterna Requiem, cambia di nuovo formazione (due soli i musicisti rimasti dal primo lavoro, l'altro essendo Otaviano Kury, tastiere) e decide altresì di tornare ad una musica unicamente strumentale, rinunciando ad ogni parte vocale. La musica degli Index è nota, se seguite attentamente la scena Prog contemporanea: musica Progressive sinfonica fortemente ancorata ai '70s, con qualche timida partitura moderna e feeling brasileiro a vagonate. L'inizio della prima traccia ("Vulcano") ha qualche reminiscenza IQ che fa pensare di trovarsi di fronte ad un album new Prog; lo sviluppo di questo brano presenta invece ritmiche fusion molto spezzate con un bel suono di basso molto Yes-style. Le influenze brasiliane cominciano a venir prepotentemente fuori col secondo brano "Maximus". L'approccio di ogni musicista non disdegna momenti di virtuosismo mai però fini a se stessi ma sempre elementi di una ricerca della melodia. Peccato che spesso però gli arrangiamenti risultino un po' avventurosi, slegando certe parti dalle altre e penalizzando la coesione strumentale e lo sviluppo dei brani, i quali talvolta sembrano arrancare ed inciampare. "Suite Angelus" ha un sapore quasi canterburyano e non è immune neanche da accostamenti (più di qualcuno, a dir la verità) alla musica dei Focus, mentre "Corações do Mundo", introdotta da un breve strumentale di sapore medievale da cui è separata dalla fusion extravaganza di "Fogos de Santelmo", è una mini-suite che mette purtroppo in evidenza un drumming poco ispirato, ma che per il resto offre 8 bei minuti caratterizzati da riff di chitarra che spaziano dalla fusion a momenti più melodici e quasi hackettiani. La composizione che chiude l'album, la suite "Index II", è senz'altro la più eclettica del lotto, oltre che la più lunga, coniugando diverse atmosfere e stili musicali. Sempre in presenza di molte influenze Canterbury, il brano sembra svilupparsi in molte direzioni appunto, senza però riuscire veramente a farsi seguire. Alla fine sembra di aver ascoltato un susseguirsi di momenti musicali, piacevoli quanto si vuole se presi uno per uno, senza un vero costrutto logico che li leghi. Non so... al termine di quest'album sono insicuro nel dire se mi sia piaciuto veramente o meno, anche dopo più ascolti... e questo non è davvero un buon segno.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

INDEX Index 1999 
INDEX Liber secundus 2001 

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