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ILUVATAR From the silence 10T Records 2014 USA

Che fine avevano fatto…? Dopo aver pubblicato tre album che avevano fruttato un discreto successo, con conseguenti tour ed apprezzamenti internazionali, la band del Maryland era scomparsa improvvisamente dalle scene. Nulla di nuovo… siamo abituati a storie del genere; è sempre difficile mantenere assieme una band e il relativo successo di cui parlavo non è che probabilmente portasse più di tanti introiti nelle tasche di musicisti pur sempre dilettanti. A 15 anni di distanza quindi dal precedente “A Story Two Days Wide”, ecco il da molti atteso ritorno degli Iluvatar… e addirittura in formazione immutata… quanto meno rispetto all’ultimo album.
Gli Iluvatar hanno sempre rappresentato un valido connubio tra Prog energico e tecnico alla Rush e Saga e il new Prog inglese anni ’80 (primi Marillion e IQ) ma questo nuovo lavoro mi pare, almeno in alcuni episodi, un po’ più sbilanciato in favore del new Prog, con armonie e fughe di tastiere che fanno da contorno a gradevoli trame melodiche. “From the Silence” è quindi un album dinamico, contenente 10 canzoni (più la breve intro della title track) non lunghissime e ben armonicizzate, alternando brani più brillanti e movimentati a pause in cui la melodia e qualche tendenza AOR riesce timidamente a prendere il sopravvento.
Dopo l’intro, le tracce di avvio “Open the Door” e “Resolution” irrompono fisicamente e potentemente, come un energico mix di Rush (la voce di Glenn McLaughlin non è peraltro così distante da quella di Geddy Lee) e Marillion, con giri di tastiere che talvolta ci portano indietro nel 1983.
“Le Ungaire Moo-Moo” è lo strano titolo della traccia successiva… strano come la traccia stessa, strumentale e imparentata maggiormente con Cynic e King Crimson che coi nomi sopra citati. Si torna su territori melodici con “Across the Coals”, dalle atmosfere soffuse, con una chitarra ammiccante e un tappeto di tastiere morbido e sognante; il finale della canzone non è esente dal provocarci non pochi déjà-vu marillioniani. “The Storm” invece è un brano up-tempo scintillante e divertente, anche se alla fine lascia il tempo che trova. “Favorite Son”, basato sulla chitarra acustica e dalle propensioni vagamente folk, mi ricorda qualche episodio degli Echolyn.
La successiva “Between” è un brano in crescendo, diviso tra un avvio prevalentemente acustico, con timide tastiere, ed una seconda parte scoppiettante in cui la chitarra elettrica mostra la via, con un finale in cui anche le tastiere si scatenano, senza più remore. Praticamente attaccata ad essa arriva “The Silence!”, un brano cupo, frenetico e quasi space che un po’ rimanda anche ai primi Marillion hogarthiani (“Brave”).
“Older Now”, breve e malinconica, e “Until”, ballad melodica dalle virate AOR, chiudono poi questo buon album, decisamente soddisfacente se si considerano i 15 anni di interruzione dell’attività musicale del gruppo; spesso i come-back risultano abbastanza deludenti ma, se avete già apprezzato il vecchio materiale degli Iluvatar, l’uscita di “From the Silence” ha rappresentato sicuramente una gradita sorpresa. In senso assoluto si tratta di un album piacevole anche se non certo di prima fascia, per quanto mi riguarda.



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Alberto Nucci

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