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IN-SIDE Out-side Andromeda Relix 2018 ITA

Dopo la pubblicazione in formato digitale nel 2017 del proprio debutto, la band torinese immette sul mercato anche la versione de-luxe in CD, a cui ne dovrebbe seguire anche una in vinile. Il tastierista Saal Richmond (che all’anagrafe corrisponde al nome di Salvatore Giacomantonio) fonda il gruppo con l’intento di rinverdire i fasti eighties dell’AOR, sfruttando quelle che all’epoca venivano ritenute delle melodie rock “adulte”. Spalleggiato anche da un secondo tastierista, David Grandieri, il nostro mette su il gruppo che con il singolo “The Signs of Time” riuscirà a trovare l’intesa per il contratto con l’Andromeda Relix e quindi la creazione del successivo full-length, una sorta di concept in cui si parla dell’evoluzione sociale da un lato e la perdita dei valori della società stessa dall’altro.
Prodotto dal proprio batterista Marzio Francone, questo primo album sembrerebbe una pubblicazione proprio degli anni ’80, opportunamente ripulita. I suoni non sono così plastificati come in quel particolare decennio, ma le caratteristiche sono esattamente le medesime, soprattutto nelle timbriche della batteria, talmente trattate da farle sembrare praticamente elettroniche. Quanto proposto, con il prog non c’entra assolutamente nulla e molto difficilmente si troveranno nuovi fans in questo filone. L’impostazione vocale di Beppe Jago Careddu è buona, tipica del genere in esame, sfruttata da compagini ben più accreditate come ad esempio quella dei Toto o dei Fortune. Ma diciamo anche che da allora – se si apprezza la tipologia musicale – vi sono state band capaci anche di attualizzare il sound come gli statunitensi Caught In The Act, gli inglesi Ten o – meglio ancora – i tedeschi Fair Warning. Questo per dire che determinate scelte suonano decisamente datate e non si tratta certo di uno stile che alle orecchie degli ascoltatori può apparire “sempre verde”, legato com’è ad un ben preciso momento storico-musicale. Certo, per fortuna ci sono sempre gli assoli del chitarrista Cloud Beneventi, che a differenza di altre realtà omologhe non si limita a suonare pochissime note (tanto per dire che in un pezzo c’è un assolo!) ma assume in fase solista un ruolo di primo piano, movimentando con i suoi interventi dei brani che spesso denotano il medesimo incedere. Tra i pezzi da citare c’è il summenzionato singolo, “Block 4 – the Russian woodpicker”, ma anche “I’m a Machine”, tendente decisamente al concetto di ballata. Questo è quanto, non vi è altro da aggiungere.



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Michele Merenda

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