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JORDSJØ Pastoralia Karisma Records 2021 NOR

Ormai la band norvegese ha raggiunto uno status e una considerazione, nell’ambito del piccolo mondo Prog, che fa sì che ogni album venga atteso ed accolto con trepidazione ed entusiasmo da parte degli appassionati, scatenando la solita ridda di discussioni sul fatto che questo sia migliore o peggiore dei precedenti. Certo… si tratta sempre di discussioni e dibattiti limitati a un numero ristretto di persone… non stiamo mica parlando di Dream Theater o Frost! Si tratta di vera gloria? In sostanza, ragionando terra terra, il duo di Oslo si è fatto conoscere ed apprezzare riproponendo in maniera, se non pedissequa, quanto meno non particolarmente originale la formula musicale degli Änglagård di quasi 30 anni fa (il tempo passa… chi lo avrebbe mai detto?), inserendo giusto qualche componente un po’ più originale, atmosfere leggermente più blande e distese ed elementi folk che si distaccano un po’ da quanto proposto dai propri modelli. La riuscita è comunque apprezzabile, va detto, certamente più, giusto per dire, di quella dei Sinkadus, altra band di qualche anno fa che aveva negli Änglagård il proprio faro illuminante.
La band vera e propria, come si saprà, è da sempre composta da un duo formato da Håkon Oftung (voce, chitarra, flauto e tastiere) e Kristian Frøland (batteria e percussioni); accanto a loro, anche questa volta, alcuni ospiti e collaboratori, magari presenti su una sola traccia come il fido chitarrista Håkon Knutzen, presente su quasi tutti gli album.
L’incedere e le atmosfere delle sette tracce (più un breve prologo) hanno un che di misterioso, ricco di atmosfere brumose ed autunnali, contraddistinto da grande uso di flauto, chitarre acustiche, esplosioni di tastiere, un cantato altrettanto misterioso e quasi sussurrato, deliziose parti di flauto… insomma… niente che non ci sia capitato di commentare più e più volte in questi anni, parlando di band scandinave. Il titolo di questo lavoro peraltro fornisce un indizio in più, racchiudendo in sé l’intento della band di proporre una musica dai connotati più pastorali e meno pirotecnici delle prove passate.
Non voglio comunque minimamente sminuire l’album in quanto, per un appassionato di Prog sinfonico, si tratta di un’epifania praticamente irrinunciabile. Originale quanto basta, senz’altro, ma se proviamo a passare oltre queste mere considerazioni, ci ritroviamo a godere di una musica che non può lasciare indifferente un orecchio predisposto a tali sonorità. Forse l’ascoltabilità complessiva si situa in finale ad un livello leggermente inferiore di quanto fatto in precedenza, proprio per le caratteristiche di questo lavoro, sicuramente meno scoppiettante e con minori aperture ad effetto degli scrigni sinfonici, in favore di umori ben più pacati ed effettivamente un po’ lineari. Consigliatissimo comunque…. e vorrei anche vedere!



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Alberto Nucci

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