Home
 
JUPU GROUP Umpeen pasvoivat polut Svart Records 2022 FIN

Questo è un gruppo vecchio e nuovo allo stesso tempo. Il suo debutto avvenne infatti nel 1975 con un album jazz prog molto interessante intitolato “Ahmoo”. Della line-up storica non rimane attualmente più nulla, fatta eccezione del leader e cioè del violinista Juhani "Jupu" Poutanen, che in realtà non suona più ma rimane il punto di riferimento della nuova formazione, avendo composto di fatto tutto il materiale di questo nuovo album. Il gruppo infatti si sciolse subito dopo aver dato alle stampe il l’esordio quando Poutanen si trasferì a Rovaniemi per studiare e suonare nell’orchestra municipale. Nel 2020 Poutanen decise infine di rimettere insieme la sua band selezionando alcuni giovani musicisti di talento ed il risultato è questo “Umpeen Kasvoivat Polut”, un disco che guarda molto al passato del gruppo ma con rinnovata freschezza. Il violino elettrico è ora suonato dalla brava Lotta Ahlbeck e ad un’altra fanciulla, Meerika Ahlqvist, appartiene l’angelica voce solista. I testi si basano su poesie di Elena Anhava, Helvi Juvonen, Otomo no Yakamochi e della stessa Meerika e parlano di tristezza, solitudine e della sofferenza e morte degli animali, tematiche molto care al leader della band. Lo stile è ancora chiaramente riconducibile al lontano esordio, con elementi sinfonici, folk avanguardistici e fusion che ci rimandano a Tasavallan Presidentti, Wigwam e ai più giovani Viima e Kosmos.
La traccia di apertura, “Kapriisi” è subito articolata e complessa, sfoggiando elementi sperimentali con intrecci cameristici che si muovono su ritmi spezzati, sostenuti brillantemente dal basso di Heikki Saarenkunnas e dalla batteria di Oskari Niemi e su cui danzano l’agile chitarra di Otto Porkkala e le tastiere di Mikko Patama. Il pezzo, strumentale ed incredibilmente vivace, presenta richiami vistosi alla Mahavishnu Orchestra e ha la funzione di una vetrina che permette di sfoggiare le virtù dei nuovi musicisti. Ad essa si contrappone la dolcezza di “Istut yksin” che ci fa scoprire la voce di Meerika, affabile, malinconica ma anche sanguigna quando il brano si trasforma in una specie di cavalcata hard-blues dominata dall’organo e da ruvidi assoli di chitarra.
La durata dell’album è piuttosto contenuta e nessuno degli 8 brani del set si spinge a toccare la soglia dei 7 muniti totali. Si tratta comunque di composizioni abbastanza variegate che sprigionano energia e poesia al momento opportuno. Alla sorta di bolero notturno rappresentato da “Umpeen kasvoivat polut”, deliziosamente Crimsoniano nelle sue ombrose sfumature, si contrappone una dinamica “Enkeli”, dai tratti prog fusion in cui il violino elettrico sembra volare sugli impulsi di un basso scalpitante. L’introversa e cameristica “Giba”, con i suoi sbalzi di umore un po’ RIO, viene controbilanciata dalla solare “Kääntäisikö hän selkänsä” che presenta alcune assonanze con i Gentle Giant e deliziose contaminazioni folk. “Pihappu” è onirica e leggiadra mentre in chiusura “Täyttymys” mostra dei profili prog sinfonici di ispirazione nordica molto suggestivi. Attraversiamo così stili e stati d’animo diversi giungendo senza fatica alla fine.
Arrangiamenti ed idee sono di grande qualità e rendono quest’opera decisamente interessante e meritevole di essere ascoltata. Mi chiedo però cosa accadrebbe se si tentasse di dare più autonomia a musicisti in gamba e preparati perché mi rimane come la sensazione di una macchina potente il cui motore però non viene spinto al massimo delle sue potenzialità, nonostante la buona performance. Ma questo potrebbe far parte, e lo spero, di un nuovo capitolo tutto da scrivere.



Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Italian
English