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KAYAK Nostradamus, the fate of man ProActs 2005 NL

Avevo definito "Merlin, Bard of the Unseen" come l'opera più ambiziosa realizzata fino a quel momento dai Kayak. Ebbene questo Nostradamus, una rock opera composta da 2 CD, sicuramente supera di gran lunga in ambizione e maestosità il precedente lavoro. Il concept è stato ideato dalla mente vulcanica di Ton Scherpenzeel (con la collaborazione di Irene Linders per la stesura del concept e delle liriche e di Pim Koopman per la composizione della musica) che è rimasto sicuramente folgorato dalla figura di Nostradamus, del quale ha scandagliato a fondo la grande personalità, riuscendo a trasporre in musica e parole le vicende storiche del grande astrologo e profeta con grande efficacia e in maniera a dir poco spettacolare. L'opera appare complessa e degna di interesse anche perché il progetto si basa su uno studio profondo del personaggio che tende a separare la figura storica, meno conosciuta, da quella leggendaria, sicuramente più popolare. Per l'occasione sono stati reclutati una dozzina di cantanti ad interpretare i vari personaggi che ruotano attorno alla storia e a curare la realizzazione dei cori. Nel cast troviamo quindi, fra gli interpreti principali, Bert Heerink (già Merlino e Lancillotto in Merlin) nei panni del protagonista, Rob Vunderink (già Mordred in Merlin) che interpreta i vari oppositori fra inquisizione, università e critici vari, Edward Reeksen nelle vesti del monaco, Monique van der Ster che interpreta la regina, Cindy Oudshoorn (già Morgana e Ginevra) la seconda moglie. Abbiamo poi lo scienziato, interpretato da Syb van der Ploeg, la prima moglie di Nostradamus (Marjolein Teepen), il re (Marc Dollovoet) e la cortigiana (Marloes van Woggelum).

L'opera è stata concepita non solo per essere ascoltata ma soprattutto per essere portata sul palcoscenico: è stato quindi pensato un vero e proprio apparato scenico con interpreti che, oltre a cantare, danzano e recitano, con coreografie appositamente studiate. Le composizioni sono brevi e numerosissime: la bellezza di 36 tracce per un totale di un'ora e 50 minuti di musica. Il rapido avvicendarsi di scene e personaggi contribuisce sicuramente a mantenere sempre viva l'attenzione dell'ascoltatore, fra canti gregoriani, cori alla Queen, momenti di grande tensione e ballads varie. Sicuramente l'imponente apparato vocale impiegato è l'elemento di maggior pregio dell'album: non importa davvero chi canta, le linee vocali sono sempre trascinanti, potenti ed espressive, proprio come in un'opera teatrale e non di rado capita che i vari personaggi si affrontino come in un duello canoro. Ne risulta comunque che le parti vocali sovrastano nettamente quelle musicali con una relativa mancanza quindi di grandi partiture strumentali. Bisogna però ammettere che questa scelta non va totalmente a discapito della riuscita dell'opera: la musica viene utilizzata per sottolineare lo spettro emozionale dei personaggi ed è fondamentalmente messa al servizio e a supporto della storia.

Lo stile musicale ci riporta globalmente al periodo d'oro del gruppo con i suoi atteggiamenti pomposi e maestosi, a volte carichi ed eccessivi ma comunque spettacolari. Alcune sequenze, come la graziosa "Overture" con i suoi cori solenni, potrebbero ben definirsi epiche. Accanto al solito colorito hard rock sinfonico, a volte un po' tronfio (l'inclinazione teatrale del gruppo è innegabile), vengono di tanto in tanto introdotti elementi provenienti da stili musicali diversi: il canto gregoriano (come nella drammatica cornice di "The Inquisition"), elementi folk e medievaleggianti (come nella graziosa "Dance of Mirrors", dal sapore quasi celtico) e veri e propri siparietti da cabaret (come nella buffa e divertente "The Student") in un minestrone variopinto ma mai indigesto. Forse l'attitudine del gruppo può far sorridere, con la sua musica potente e rustica, ma vi assicuro che non vi annoierete affatto se mai deciderete di buttarvi nell'ascolto di questa epopea musicale: questo è un album di puro intrattenimento, accessibile e avvincente. Due ore di musica sono forse un po' troppe: bisogna proprio dire che il concept è stato sviluppato a fondo; sarei comunque curiosa di vedere che effetto fa sul palcoscenico, il luogo naturale per ospitare queste divertenti opere rock.

 

Jessica Attene

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