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KING EIDER Somateria spectabilis Musea 2006 NL

In inglese si dice King Eider, in italiano Re degli Edredoni, il suo nome latino è Somateria Spectabilis, ma comunemente è nota come Anatra Artica. Esatto, stiamo parlando di un uccello artico, la cui vita è legata agli equilibri ambientali ed ecologici soprattutto della zona che va dall’Alaska alla Groenlandia. L’idea di questo povero animale, cacciato dall’uomo, predato dai carnivori e minacciato dall’inquinamento delle superpetroliere deve aver colpito a fondo i due autori del CD, tanto da farne un concept album.
Parlandone come gruppo, quindi, i King Eider sono due olandesi - Derk-Evert Waalkens (tastiere e batteria) e Hans Gerritse (chitarre e basso). Il duo inoltre ospita un altro batterista e due vocalist.
Veniamo alla musica. Abbiamo oltre 56 minuti suddivisi in 9 tracce di cui 3 intorno agli 11 minuti. Tutto il lavoro ruota attorno ad un prog piuttosto leggero e piacevole che, come riferimento primario, riporta alle cose più easy degli IQ, specie per quanto riguarda le parti di chitarra. In linea generale i riferimenti sono piuttosto classici e si possono pescare nei lavori solisti degli ex Genesis (soprattutto Banks e Phillips), notevoli accenni cameliani e floydiani. Il cantato è in inglese e copre una bassa percentuale del lavoro che rimane prevalentemente strumentale.
Apertura stile new age con effetti pacati quasi stessimo ascoltando il respiro delle balene. Ma dopo soli due minuti ecco la title track, una delle tre mini suite. Il brano è in bilico tra la tagliente (pericolosa?) lama del neo prog, la suadente melodia cameliana e nostalgiche chitarre alla Gilmour, e viaggia tra aperture spettacolarmente sinfoniche e arpeggi appena accennati che ci portano in lande gelate e desolate, dove lo spirito si perde senza fine, lasciandoci intravedere all’orizzonte la luce abbacinante di un sole radente e rassicurante. Il canto delle anatre ci riporterà a casa, per passare al brano un po’ inferiore del lavoro: “King of Duck” è un brano cantato che riprende lo stile dei recenti Flower King, miscelato a certo AOR americano (Journey/Boston).
Molto Camel periodo "A Single Factor" – "Nude" sia per la prima metà cantata del quarto brano “In Detain” sia, maggiormente, per la seconda metà strumentale. Segue la breve, acustica e hackettiana “Hatch, Walk, Fly”, un vero colpo al cuore per i più romantici.
Semiacustica e in stile ballad “The News” un gioiellino in grado di far brillare qualsiasi album di maestri blasonati.
Ancora un brano quasi new age “Arctic Skies” e via per i due brani chiusura. Se fosse per la sola partenza, nulla di eccezionale per la successiva “Atlantis '69”, ma lo sviluppo la porta, con una dinamica molto prog e molto seventies ad un pezzo veramente degno di nota.
Chiude la strumentale “Exxon Valdez”, ispirato chiaramente alla tragedia subita dalle coste nordamericane a seguito del naufragio della petroliera omonima.
Farsi catturare da un disco così è semplice come dire prog. Gli ingredienti ci sono tutti, ruffiani, talvolta scontati, già sentiti, tirati fuori ad arte per colpire l’anima del progster romantico, che fino all’ultimo barlume di ragione riconoscerà le sue note. Quelle stesse che lo hanno visto crescere con la sua musica e i suoi eroi. Niente di nuovo, ma .. che bel dischetto. Compratevelo a occhi chiusi e sentitelo fino alla nausea. Cameliani accorrete.

 

Roberto Vanali

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