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KRAKATAU As... Musea 2006 FRA

Un lungo lavoro durato anni, ha portato il francese Alexander Borcic a questo lavoro, nel quale lui è artefice di ogni passo e di ogni scelta dettata, a dir suo, dalla solitudine, sua unica ispiratrice.
Il disco venuto fuori, pur riferito a composizioni di epoche diverse, non risente di frammentarietà, ma anzi si presenta omogeneo e compatto, per qualità e composizione.
La struttura è quella del concept strumentale e l’argomento trainante è la catastrofe incombente. Non a caso il nome Krakatau non è che il francesismo per “Krakatoa” il vulcano indonesiano esploso all’inizio dello scorso ‘900.
Nel lavoro c’è ricerca e c’è tecnica e tutto è rapportato all’elettronica sinfonica di memoria prog, vale a dire, Cyrille Verdeaux, Vangelis, Wakeman, Messaggeri Cosmici e, in parte, Dead Can Dance e Pink Floyd. Il tutto miscelato con notevole predisposizione alla melodia con particolare orecchio ai suoni della natura che lui plasma in un processo compositivo che ha lo scopo finale l’intrattenimento, neppure troppo disimpegnato.
Nello sviluppo dei brani la natura da benevola muta e le fronde degli alberi, come gli uccelli, e il paesaggio tutto, hanno scossoni di minaccia che sembrano dissonare con l’armonia superiore delle cose.
Belli i suoni e belle le atmosfere che vanno da momenti immensi e maestosi a contrazioni di terrore implacabile, per tornare alle lusinghe di un’apertura tematica e musicale che addolcisce la tensione. A tratti tornano alla mente momenti di Tony Banks solista e a tratti l’Anthony Phillips di 1984.
Non mancano episodi un po’ più orecchiabili e scontati, pure con le percussioni elettroniche (neppure troppo precise) – Per fortuna pochi e salvati comunque da una buona impostazione melodica.
Complessivamente un buon lavoro che si inserisce comodamente nella medio-alta produzione sinfonica elettronica europea. Ulteriori ascolti favoriscono l’apprezzamento delle linee compositive e aumentano il valore del lavoro.
Ognuno di noi – ascoltatori di prog – ha nella propria testa una serie di canoni che portano a decidere se un lavoro sia più, meno o niente prog. La decisione finale di come considerare questo lavoro spetta a chi lo ascolterà. Per quanto possa valere, il mio giudizio è positivo, pur non rientrando completamente nei miei canoni riferiti a quanto sopra detto.

 

Roberto Vanali

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