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KADWALADYR The last hero Musea 1995 FRA

Disco strano come il nome del gruppo che lo ha prodotto, quello di questa band francese ultima arrivata nella scuderia Musea. La copertina quasi cibernetica mal si concilia con il concept, che prende spunto dalla leggenda di Re Artù per lanciare un messaggio in favore della salvaguardia delle radici della tradizione; in questo contesto va osservato anche il contributo fornito dal musicista Dan Ar Bras, compositore colto del panorama rock francese. La musica è accostabile ad una fusion con alcuni accenti progressivi, apportati soprattutto da uno strumento simile al flauto che dovrebbe chiamarsi highland pipes, in grado di fornire al contesto connotati quasi andini, e comunque anche in altre occasioni ai ascoltano strumenti dal suono tradizionale innestati su intelaiature decisamente moderne, imbastite da un basso molto ben presente. L'impressione che si ha è quella della continua ricerca da parte del gruppo del diverso, del qualcosa in grado di stupire, rischiando anche di indulgere in momenti autocelebrativi di dubbia efficacia (il lungo assolo percussionistico di "Desiami"). A questo proposito va citato anche l'aspetto della lingua del booklet, che certo non è francese e che dà l'impressione di essere l'idioma di qualche popolo dimenticato. Questo è uno di quei dischi per cui forse qualcuno scomoderà anche l'aggettivo geniale, senza magari avvedersi che spesso in questo modo viene definito ciò che non si riesce a comprendere appieno. Dal canto mio ritengo che il termine che più si adatta a questa produzione, o per lo meno ad una buona parte di essa sia un altro. Particolare.

 

Riccardo Maranghi

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KAD 18.61 1997 

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